«Alle prime esplosioni ero ancora a casa»

Il racconto e le rassicurazioni dell’europarlamentare Isabella Adinolfi (M5S): «Stiamo tutti bene»

SALERNO. «Per fortuna ero ancora a casa quando ci sono state le prime esplosioni. Io e miei collaboratori stiamo bene, siamo riusciti ad avvisare tutti in tempo. Adesso il mio pensiero va a chi non c’è più». È ancora scossa l’europarlamentare del Movimento cinque Stelle , Isabella Adinolfi, quando intorno alle 12.30 la raggiungiamo telefonicamente utilizzando l’applicazione di Whatsapp, l’unica che ha consentito comunicazioni a causa delle linee telefoniche sovraccariche.

Onorevole Adinolfi, lei dove si trovava al momento degli attacchi?

«Ero a casa. Io vivo proprio ad un chilometro e mezzo dalle fermate della metro di Maelbeek, Schuman e Arts-Loi ma non ho sentito le esplosioni, soltanto le sirene di polizia ed ambulanza e gli elicotteri che hanno sorvolato sulla città per tutta la mattinata».

Ha udito le esplosioni?

«No, soltanto sirene di ambulanze e polizia e gli elicotteri che hanno sorvolato la città continuamente».

Erano in programma attività al Parlamento Europeo?

«Sì, il Parlamento era aperto con tutte le riunioni ed i lavori ordinari. Ovvio che ci fosse un via vai di persone, dipendenti, funzioni e miei colleghi. Domani (oggi per chi legge) è l'ultimo giorno di lavoro, tutti avevamo i voli già programmati».

Secondo lei, dunque, si è trattato di un attaccato studiato, programmato?

«Sicuramente sì»

E' riuscita a contattare i suoi collaboratori ed i colleghi italiani?

«La prima cosa che è abbiamo fatto è stata la conta di tutti quelli che conoscevamo per assicurarci che stessero bene e con chi fossero. Ci siamo preoccupati soprattutto per i più giovani che avrebbero potuto sottovalutare il pericolo e quindi usare i mezzi di trasporto. Poi ci è arrivata la comunicazione ufficiale dal Parlamento di restare in casa o in ufficio».

È uscita in strada per vedere cosa è successo?

«No. Qui l’allerta è massima: quattro su quattro. Io ora sto bene anche se non so quando rientrerà in Italia. Ma questo è secondario: ora il mio pensiero va a chi è stato meno fortunato di noi e si è trovato nel cuore dell’inferno e non torneranno più».

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