Allarme energia per la Zes battipagliese 

L’unità Enel cittadina accorpata a Salerno: il Piano di razionalizzazione preoccupa la politica, gli imprenditori e i sindacati

Nel cuore della zona economica speciale, volàno salernitano dell’industria 4.0, si rischia di restare a corto di energia. È la più grande preoccupazione dei vertici provinciali della Cgil, che tremano dopo aver letto il Piano di razionalizzazione di E-Distribuzione, l’ex Enel distribuzione, immaginandosi i battenti chiusi nei capannoni di Battipaglia, incorporati all’unità di Salerno. E i sindacati chiamano alle armi la sindaca e Confindustria.
La razionalizzazione. «Vogliono togliere di mezzo le due unità operative di Battipaglia e di Sapri»: a Palazzo di Città, Tommaso Martire, segretario organizzativo della Filctem Cgil, una vita intera nei ranghi dell’Enel, lancia l’allarme. È in compagnia di Arturo Sessa, numero uno della Cgil Salernitana, del segretario generale della Filctem, Giovanni Berritto, e di Antonio Apadula, altro referente provinciale del sindacato rosso. Sono due gli interlocutori: la sindaca Cecilia Francese e il presidente di Confindustria, Andrea Prete. Sul tavolo ci sono i piani nazionali di razionalizzazione, che prevedono pure di accorpare Battipaglia a Salerno e Sapri a Sala Consilina: un’ulteriore mazzata per l’unità operativa cittadina, che nell’arco degli ultimi tre mesi, in virtù dell’Isopensione Fornero, è passata da 35 a 21 unità, con quindici anticipazioni di pensionamento e con serie difficoltà ad organizzare una turnazione di reperibilità. Non si rischiano posti di lavoro, «ma gradualmente, anche se dicono che l’accorpamento non porta alla chiusura della sede, i lavoratori in pensione non li sostituiranno e la struttura svanirà, perché a Sarno pure avviarono un accorpamento ed alla fine hanno chiuso», spiegano i vertici della Cgil. Mettendo insieme Salerno e Battipaglia, nascerà una grande macrounità: 207mila utenti, 5.877 chilometri di rete e 44 comuni.
L’allarme. «Qualche anno fa, in zona industriale a Salerno, Pennitalia chiuse pure perché le microinterruzioni nell’erogazione di energia causavano danni alla produzione». Parola di Berritto, che ora teme che «a Battipaglia, non garantendo una fornitura di qualità, si vanifichino gli sforzi dell’inserimento nell’area di crisi industriale complessa e della zes». Sessa lo ribadisce: «I presìdi vanno mantenuti e rafforzati, perché non si può parlare di industria 4.0 con l’energia che è quella che è». E spiega che l’afoso lunedì di metà luglio rappresenta «il lancio di un punto vertenza, che sarà esteso pure alla Cisl ed alla Uil e sarà spostato in Regione, attivando tutti i sindaci».
D’altronde l’unità di Battipaglia serve 24 comuni, compresi Eboli, Pontecagnano, Campagna e Bellizzi, ed arriva fino a Castelnuovo di Conza, a Valva, a Controne: difficile immaginare un repentino intervento di squadre salernitane che coprono il territorio fino a Furore.
Prete parla da industriale: «Per noi la qualità del servizio è fondamentale affinché il sistema industriale funzioni». Il terrore è che la razionalizzazione azzoppi gli incentivi occupazionali in area di crisi e in zes. E i dati sulla qualità parlano chiaro. La media annua di interruzioni per ogni utente salernitano in bassa tensione, quella del 2016, è di 2,06: «Il trend migliora, ma a ritmi di dieci anni fa - spiega Martire - tant’è che, per ogni cliente molisano, la media è di una interruzione».
Allarmata pure la sindaca Francese: «Parliamo di area di crisi, e se le industrie devono venire, Enel deve garantirci i servizi». Poi incontra Domenico Trotta, il responsabile E-distribuzione della zona “Salerno-Sala Consilina”: «Dice che non chiuderanno Battipaglia, ma che saranno alle dipendenze del capo dell’unità salernitana». Eppure non si rassicura, la sindaca: «Vogliamo garanzie sulla salvaguardia della nostra sede».
Carmine Landi
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