Allarme amianto, scatta sequestro

Blitz dei finanzieri all’interno dell’ex fabbrica “Baratta”: denunciati i proprietari

Sigilli al fabbricato dell’ex fabbrica conserviera “Baratta” di via Plava. L’operazione è stata eseguita dai finanzieri del Gruppo di Eboli, diretto dal tenente colonnello Gaetano Muraro per presunte violazioni al codice dell’ambiente con conseguente rischio amianto. Due imprenditori battipagliesi, attuali proprietari dello storico stabilimento, sono stati denunciati.

Le indagini dei finanzieri, coordinate dalla procura di Salerno, erano partite dopo alcuni esposti. A preoccupare i residenti la presenza sul vecchio tetto, obsoleto e riparato alla meno peggio, di pannelli di cemento-amianto. Le lastre in eternit considerate altamente pericolose se si spaccano o sbriciolano perché sprigionano polveri tossiche.

Tempo fa c’era stata una forte presa di posizione di alcuni residenti che invocarono il diritto alla salute e un maggiore controllo sulla vecchia struttura, un tempo vanto dell’economia agricola di Battipaglia e della Piana del Sele. Una settimana fa i finanzieri hanno effettuato un sopralluogo nella fabbrica dismessa, accertando la presenza del tetto in lastre di amianto.

Nel corso del controllo all’interno dell’opificio i finanzieri trovarono diverse tipologie di rifiuti classificate sia pericolose, sia non pericolose. Una “bomba ambientale” in una zona ad alta densità abitativa. Nel fascicolo finito sul tavolo della procura c’era una corposa documentazione in parte acquisita negli uffici comunali. In particolare i finanzieri hanno fatto riferimento ad un’ordinanza sindacale di cinque anni fa che sanciva il “censimento dell’amianto” ed obbligava i proprietari di manufatti coperti con tale materiale ad effettuare la bonifica.

La stessa ordinanza introduceva l’indice di degrado che, nel caso dell’ex fabbrica “Baratta”, era parti a 48. Un valore già alto che, secondo la normativa vigente, impone ai proprietari dei manufatti la rimozione della forma di inquinamento e la bonifica dei materiali pericolosi. Le indagini dei finanzieri accerterebbero che tali prescrizioni non sono state rispettate. Per questa ragione i titolari subentrati alla famiglia Baratta sono stati denunciati.

Massimiliano Lanzotto