«Alla festa non voglio l’amministrazione»

Padre Gigino dopo i “no” del sindaco: «Sarà dedicata solo ai devoti e ai pellegrini, l’unica meta dovrà essere il Santuario»

Qui si parla di frati e santi, di feste e pellegrini, di polemiche e scomuniche. Se non ci fosse di mezzo l’ormai onnipresente Facebook, soggetto e sceneggiatura ricorderebbero quelli dei thriller a sfondo medievale che tanto successo e imitazioni hanno avuto dopo Eco e il suo Nome della rosa. E Cava de’ Tirreni con le sue frazioni arrampicate e i suoi valloni scoscesi ben si presta. Del resto la risposta di fra’ Luigi Petrone (sul profilo Facebook) alle decisioni del Consiglio comunale, che giovedì sera ha ribadito il “no” alle sue richieste per la festa in onore di Sant’Antonio, confina decisamente con la scomunica e sebbene il rettore del convento francescano sia proprio in questi giorni in pellegrinaggio ad Assisi, ricorda le guerre medievali fra chiesa e potere politico.

«Nessuna decisione alla fine è stata presa – scrive fra’ Gigino in Rete a commento di quanto dibattuto a Palazzo di Città – ma tanto ho la festa già pronta. E sarà solo dei devoti e dei pellegrini, la cui unica meta sarà il Santuario. Tutti coloro che vorranno vedere la festa dovranno fare riferimento solo al Santuario. Da lunedì si inizia, è tutto pronto e considerate tutte le lamentele arrivate da Palazzo Città, la festa che si svolgerà ad Amalfi come a Cava de’ Tirreni non dovrà interessare l’amministrazione, in quanto non patronale».

Poi l’invettiva contro gli interessi economici dell’amministrazione comunale, sia pure mascherata da invito del buon pastore al suo gregge: «Per quanto riguarda la scelta di pensioni e alberghi o di altro del genere, guardate nei comuni intorno e andate a nome nostro, vi trattano bene. E non date fastidio alla città». Come a dire: dei festeggiamenti di Sant’Antonio non dovrà beneficiarne né il commercio, né il turismo cavese.

È l’ennesima puntata di una lunga e tormentata storia che vede da tempo contrapposto il rettore del Santuario all’amministrazione cittadina, qualunque essa sia e qualunque ne sia il colore politico. Questa volta l’altro protagonista è il sindaco Vincenzo Servalli, che ha più volte ribadito di non poter soddisfare le richieste di fra’ Gigino in merito all’organizzazione della festa: i fuochi pirotecnici su monte Castello e l’installazione delle strutture luminose nel parcheggio antistante il convento.

Nel corso della seduta consiliare dell’altra sera, il sindaco ha ribadito che c’è uno Statuto comunale che vieta di sparare fuochi sul territorio comunale, a eccezione dei festeggiamenti per il Santissimo Sacramento. Poi ha assicurato che non mancherà di prendere parte alle celebrazioni. Ma questo accadeva prima della scomunica di fra’ Gigino. Chissà se Servalli farà la faccia dura o sceglierà l’ironia alla Troisi: «Ricordati che devi morire», «Mo’ me lo segno».

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