Alla biblioteca provinciale si opera tra disagi e degrado

Interdetto il piano terra che avrebbe dovuto ospitare l’emeroteca “Volzone” Anche lo spazio dedicato ai ragazzi è chiuso. Espositori vuoti al terzo piano

Un patrimonio di immensa cultura e sapere al servizio della comunità. Così potremmo definire la biblioteca provinciale di Salerno nata nel 1843, fregiando la città del vanto di essere la prima biblioteca provinciale italiana. In virtù della sua storia e del fatto che annovera volumi rari e di pregio, con pergamene, manoscritti e incunaboli di grandissimo valore, potrebbe e dovrebbe essere un fiore all’occhiello della consultazione libraria nostrana.

Purtroppo, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una contraddizione eclatante che chiede a gran voce di essere azzerata. Solo un manipolo di persone, per lo più lavoratori della struttura, si sforza ogni giorno per arginare il processo di degrado del luogo, in atto ormai da anni.

L’emeroteca. Partendo dall’emeroteca al primo piano, ci si imbatte in una sala consultazione indegna di tale nome. Prima era possibile consultare ben dieci quotidiani, tra nazionali e locali. Poi sono diventati tre e oggi addirittura uno. Da marzo 2014, infatti, arriva unicamente il quotidiano “la Citta”, ma solo perché la biblioteca provinciale è stata eletta come deposito legale, altrimenti non ci sarebbe neanche quello. È evidente che si tratta di un depauperamento, perché nei prossimi anni chi dovrà fare una ricerca non avrà a disposizione una pluralità di voci da poter consultate. Nonostante poi dal 2006 sia partito il progetto dell’emeroteca dedicato al giornalista Onorato Volzone, con una sala collocata al piano terra, insieme con tavoli e attrezzature moderne, ad oggi quella destinazione resta interdetta al pubblico e le postazioni lasciate abbandonate all’incuria. Per consultare i quotidiani bisogna accontentarsi degli angusti e modesti spazi del primo piano: una sala fatiscente, umida e polverosa con tavoli logorati dal tempo.

Lo spazio ragazzi. Continuando il percorso in salita, notando intonaci mancanti dalle pareti e chiazze di umido, si arriva al secondo piano, dove si registra un’altra stranezza: quella che è la sezione afferente ai ragazzi, è chiusa da mesi. Ci si ritrova di fronte ad una porta bloccata senza indicazioni in merito. Il terzo piano è quello da cui si entra in biblioteca e quello in cui si colloca la sala conferenze con espositori vuoti, dove ormai soltanto le sedie, i tavoli di relazione assemblati e una scritta sul retro sono lasciati a far dedurre la funzione del posto.

La sala Abbagnano. Al quarto piano si trova la sala Nicola Abbagnano, un vero spazio di consultazione, dove si riversa la maggior parte dell’utenza con tanti giovani universitari che scelgono la biblioteca cittadina come luogo non soltanto di ricerca ma anche di concentrazione per lo studio. Ad un primo approccio, questo piano della struttura si presenta come quello più adeguato e attrezzato, ma anche qui non mancano i disagi. Il bagno delle donne è chiuso e quello degli uomini si fatica ad accostarlo alla sua definizione: ci sono dappertutto macchie di umido e intonaco staccato. Insomma, le donne devono salire al quinto piano per trovare i servizi igienici e anche le condizioni di questi lasciano a desiderare, arrivando addirittura alla mancanza dal soffitto di alcuni pannelli in fibra minerale. Al quinto piano, si trova la sala Tullio Lenza con la sezione salernitana e i manoscritti rari, un’altra sala adibita a studio e consultazione. A fare, però, da contraltare alla precaria condizione strutturale, c’è la disponibilità massima degli addetti pronti a fornire ogni tipo di indicazioni e supporto ai giovani e a tutta l’utenza.

Gli utenti e gli orari di apertura. «Io vengo a studiare qui quasi tutti i giorni e continuerò a farlo. Credo – dice convinta Antonella, seduta in una postazione al quarto piano – che se facciamo capire che questo posto è una fonte preziosissima di storia salernitana, qualcuno prima o poi si renderà conto che bisogna attuare interventi periodici di tutela e restauro. Non credo si voglia far sprofondare tutto questo». Dello stesso parere anche Stefano che, davanti al distributore del caffè, racconta del disagio connesso all'orario di apertura: «Perché viene consentito di tenere aperta la biblioteca soltanto fino alle 15.20? Io sono uno studente universitario ma i tanti ragazzi che frequentano le scuole superiori restano in classe almeno fino alle 13.30. È impensabile credere che questo orario possa fornire un servizio anche per loro». In effetti la biblioteca registra una media di 50 accessi al giorno con un orario di apertura al pubblico dalle 8.30 fino alle 15.20. Anche in questo, un grande paradosso perché prolungando l’apertura, gli accessi potrebbero addirittura triplicarsi. Negli anni più volte è stata denunciata la situazione in progressivo peggioramento ma non è stata mai imboccata una strada risolutiva. E così, difficoltà economica degli enti, mancanza di personale e impedimenti tecnici ancora una volta finiscono col penalizzare uno di quelli che potrebbe davvero essere un tesoro a disposizione di tutti, in questo caso un gioiello del sapere letterario e culturale del centro cittadino.

Rossella Fusco

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