LA VENDITA

All’asta tutti i beni Gesema: scarpe, telefonini e furgoni

Attrezzi e veicoli in uso all’ex partecipata verranno ceduti al miglior offerente

MERCATO SAN SEVERINO - Finiscono all’asta tutti i beni riconducibili alla società Gesema Ambiente e Patrimonio di Mercato San Severino. A decretarlo il Tribunale fallimentare di Nocera Inferiore, a margine di una relazione sulla stima dei dieci lotti in cui è stato suddiviso il materiale. In tutto è stato calcolato un valore complessivo che ammonta a 167mila euro, a partire dai prezzi dei rivenditori di mercato su scala nazionale. Sono 821 i beni che verranno ceduti, custoditi in diverse zone del territorio: il deposito in via dei Principati, il cimitero, il centro per l’ambiente di Costa, l’area industriale.

Scorrendo l’elenco stilato si trova davvero di tutto: si va dagli attrezzi dal valore di pochi euro ad arredi, suppellettili, segnali stradali e strumenti di lavoro. Ci sono quindi sedie e scrivanie, ma anche forni e frigoriferi, condizionatori e persino telefoni, borse e paia di scarpe, fino ad arrivare ai pezzi più “pregiati”, vale a dire al parco mezzi che include furgoni da decine di migliaia di euro. Un ulteriore passaggio nell’odissea della partecipata a lungo legata al Comune della Valle dell’Irno e il cui crac ha avuto ripercussioni dal punto di vista del bilancio comunale: tuttora l’Ente è impegnato nel ripianare un passivo pari a circa 21 milioni di euro su cui pesa come un macigno proprio il maxi debito legato alla Gesema.

Una vicenda finita anche nelle aule di Tribunale, con nove avvisi di garanzia notificati dalla Guardia di Finanza (era il 2019) per l’accusa di bancarotta fraudolenta della società in house. Il fallimento fu dichiarato nel 2017. Secondo le indagini della Procura di Nocera Inferiore, sarebbero stati riversati sulla società fallita i costi dei servizi di cui la Gesema si occupava per conto dell’Ente sanseverinese, erodendo il capitale sociale fino ad arrivare all’insolvenza. Il mancato versamento di imposte, tasse e contributi previdenziali, fece lievitare il debito fino a 2 milioni. Una situazione che risaliva, per la Procura nocerina, al 2010, con accuse riguardanti la cessione di crediti e la svendita delle quote della società Rota Gas, oltre a un capitolo dedicato al caso del teatro comunale, i cui costi di gestione ricaddero sulla società in house a seguito della cessione a una Fondazione mai riconosciuta giuridicamente.

Il crac della Gesema Ambiente e Patrimonio ebbe conseguenze anche sul piano sociale, per la situazione precaria dei lavoratori di entrambi i rami e la necessità di procedere con una difficoltosa ricollocazione. Quanto al ripianamento del passivo originato anche dal fallimento della partecipata, fu avviato dalla commissione prefettizia in carica per circa un anno (2016-2017) un piano di riequilibrio finanziario in un arco decennale. Intanto, a seguito di apposita perizia, finiscono all’asta i beni da 167mila euro un tempo in uso alla società.

Francesco Ienco