Alienazioni, il Comune non riesce a vendere neanche i beni storici

Tra gli immobili Palazzo Cassola e i locali dell’ufficio tributi Risolta la “querelle” sulla ex sede dei reduci di guerra

Ancora tanti, troppi gli immobili che il comune vorrebbe alienare per fare cassa, senza però riuscirci. C’è un palazzo a Capocasale, degli uffici, un terreno, depositi e fabbricati.

Una lunga lista che potrebbe fruttare poco meno di due milioni di euro. Immobili che sembrano non essere appetibili. A spiccare è il palazzo Cassola di via Gramsci. La struttura di tre piani ospita numerose attività di associazioni e una casa d’accoglienza. Il valore stimato per la struttura qualche tempo fa è di 520mila euro. Interessanti sono anche i locali di via Siciliano che hanno accolto fino a qualche mese fa l’ufficio tributi, oggi in piazza Guerritore. Si tratta di vani in buono stato per 288 mq complessivi, che potrebbero essere frazionati in tre unità. Il valore stimato è di 455mila euro per il locale intero, che lievita a 467mila euro se diviso. A inficiare sulla mancata vendita è l’assenza di un parcheggio privato. Quelli pubblici nelle vicinanze sono sempre saturi. Un’attività commerciale rischierebbe di ritrovarsi senza sbocchi. Un altro ufficio comunale alienabile è quello di via Barbarulo, la struttura in buono stato ospita la protezione civile comunale. Il suo valore è stimato in 183mila euro. C’è anche un terreno a Castel San Giorgio, un deposito a via Gambardella e fino a qualche tempo fa figurava pure l’ex scuola elementare di Fosso Imperatore. La struttura, che versa in un pessimo stato di abbandono, è ubicata in via Caiano. 72mila euro per 409 metri quadri. È andata finalmente in porto, dopo un decennio di attesa, un’altra alienazione: quella dei locali di via Fava occupati per anni dall’associazione combattenti e reduci.

L’immobile era stato messo in vendita nel 2003 dall’amministrazione Romano. Erano venuti meno i soci dell’associazione e dunque il motivo per lasciargli i locali. Ad aggiudicarsi l’asta fu un giovane professionista. Nonostante la caparra, la sua famiglia ha dovuto attendere oltre un decennio. Anni caratterizzati da un’annosa controversia legale. La stipula dell’atto di compravendita fu impedito dal venir meno del rilascio dei locali da parte dei reduci e combattenti. Nemmeno i commissari prefettizi sono riusciti a sbloccare l’impasse, che ha avuto invece una svolta grazie alla determinazione del sindaco Manlio Torquato. Il primo cittadino ha confermato il mandato all’avvocatura civica del comune di proseguire nel giudizio perché l’immobile fosse venduto e senza alcun abbattimento della somma offerta in sede di asta pubblica. Così è stato. Venerdì è stata sottoscritta la transazione dal responsabile del patrimonio, Antonio Di Lauro, e dall’avvocato Rosaria Violante. I locali sono stati acquistati dalla stessa persona a cui erano stati attribuiti nel 2003. Un’odissea finita bene sia per l’amministrazione, che è riuscita ad alienare il bene, sia per l’acquirente che ora si trova una proprietà importante, ma chissà se il sogno di dodici anni fa sarà ancora realizzabile.

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