«Aliberti può restare in carcere» 

Al processo Sarastra il parere del perito d’ufficio sulle condizioni dell’ex sindaco

L’ex sindaco Pasquale Aliberti può restare in carcere: le sue condizioni sono compatibili con il regime restrittivo individuato, come riporta la perizia d’ufficio eseguita su ordine dei giudici del secondo collegio del Tribunale di Nocera, all’indomani dell’inasprimento della misura, per delle violazioni registrate, arrivati alla seconda udienza del processo “Sarastra”, istruito nell’ambito di un ipotesi di scambio elettorale politico-mafioso.
La decisione è stata ufficializzata ieri, con l’ascolto in aula del consulente, incalzato dalle domande del legale di Aliberti, Silverio Sica, difensore del politico con l’avvocato Giuseppe Pepe. La perizia per stabilire la capacità di stare in carcere consolida e accerta la tenuta psicologica dell’uomo che guidava Scafati, sindaco finito in cella per rapporti con il clan Ridosso-Loreto. Ieri Pasquale Aliberti era in aula, nella gabbia di vetro riservata ai detenuti: silenzioso, provato, non ha proferito parola, incassando il responso che ha accertato la sua stabilità, certificando stati depressivi alla portata della sua forza psicologica. Il pubblico ministero Montemurro in aula ha puntato sull’assenza di ricoveri o di malori nel corso della sua permanenza ultima, che ha trasferito dai domiciliari in località Roccaraso alla cella. Il collegio era presieduto da Raffaele Donnarumma, con l’incarico affidato al medico consulente dottor Carlo Pagano. L’esito dell’esame, chiesto dalla difesa dell’imputato, ha determinato la conferma della custodia, con l’assistenza della struttura in grado di fronteggiare il quadro interiore dell’imputato.
Il processo vede imputati i coniugi Aliberti, alla sbarra per voto di scambio con il clan Loreto-Ridosso, dopo una prima fase di richieste cautelari, rigetti e ordini di carcerazione, con il primo cittadino ritenuto epicentro di un sistema politico-criminale. Sotto accusa in questo processo, concentrato nei confronti dell’ala amministrativa dell’ipotizzato patto con le cosche, c’è l’ex sindaco e la moglie, la consigliera regionale Monica Paolino, c’è il fratello Nello Aliberti, l’ex consigliere comunale Roberto Barchiesi, l’ex vicepresidente Acse, Ciro Petrucci, Andrea Ridosso, esperto di politiche sociali, e l’ex staffista comunale Giovanni Cozzolino.
In parallelo, con un iter separato, saranno giudicati con il rito alternativo a fine giugno l’ex boss pentito Pasquale Loreto e Gennaro e Luigi Ridosso, attesi all’udienza preliminare al Tribunale di Salerno, controparte delle ricostruzioni investigative, ritenuti sodali al gruppo camorristico egemone nel territorio scafatese.
In attesa delle decisioni sulle numerose questioni preliminari poste, il tribunale ha rigettato la costituzione di parte civile presentata dagli imprenditori conservieri Aniello e Fabio Longobardi, ammettendo invece un’identica richiesta presentata dal Comune di Scafati, finito sciolto per infiltrazioni malavitose: la nuova udienza è prevista il prossimo 11 luglio quando ci sarà l’apertura del dibattimento.
Alfonso T. Guerritore
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