Aliberti, notte da incubo in attesa dei giudici 

Il Pg della Cassazione ha chiesto il carcere: «Accuse fondate». Istanza dei legali dell’ex sindaco: domiciliari a Praia a Mare

«Subito il carcere per Pasquale Aliberti. Sono fondate le accuse della Procura Antimafia di Salerno». Queste le motivazioni addotte dal Procuratore generale della Corte di Cassazione che ha chiesto, ieri mattina, ai giudici ermellini la conferma dell’ordinanza-bis del Tribunale del Riesame sia per l’ex sindaco di Scafati che per i due esponenti del clan Loreto-Ridosso, Luigi Ridosso (in carcere) e Gennaro Ridosso (ai domiciliari), attualmente in cella per altri reati.
Ma i legali dell’ex sindaco di Scafati hanno subito avanzato un’altra richiesta, presentando un’istanza di arresti domiciliari lontano dalla città dell’Agro. Precisamente a Praia a Mare, in Calabria, località dove abitualmente il politico di Forza Italia trascorre il periodo estivo con la sua famiglia. Nell’udienza di ieri la Suprema Corte ha esaminato le difese degli avvocati dell’ex primo cittadino, Silverio Sica e Giovanni Aricò, che hanno spiegato come la Dda di Salerno abbia tenuto nascosti, fino alla fase del Riesame, elementi in favore di Aliberti. Nello specifico ci si riferisce all’ultima udienza davanti ai giudici del Tribunale della libertà di Salerno lo scorso mese di ottobre, quando è stata depositata un’intercettazione telefonica registrata a cavallo tra il 2013 e il 2015 e in cui si sarebbe dedotto un rapporto tutt’altro che di amicizia tra gli esponenti del clan e l’allora sindaco della città dell’Agro nocerino sarnese. Un particolare non secondario secondo la difesa di Aliberti, che farebbe cadere l’ipotesi che, già per le elezioni amministrative del 2013, ci sarebbe stato un patto con la cosca guidata da Alfonso Loreto, Luigi Ridosso e Romolo Ridosso.
Proprio questo è stato uno degli elementi portanti delle memoria difensiva degli avvocati dell’ex sindaco per convincere gli ermellini sulla poca solidità del quadro accusatorio a carico dei tre imputati ricorsi in Cassazione.
Per Gennaro Ridosso, in sostituzione dell’avvocato Dario Vannetiello, c’era il legale Andrea Sciarrillo, che ha rimarcato come già nell’ordinanza del Tribunale del Riesame non ci sarebbero nuove prove a riscontro dell’annullamento dell’ordinanza della Cassazione nel 2017. Gennaro Ridosso, infatti, è accusato di aver preso parte al patto politico-mafioso nel 2013, quello delle Amministrative in cui Aliberti è stato rieletto sindaco. Una condotta che, secondo Sciarrillo, non si è potuta ripetere poiché nel 2015 era in carcere. E nei reati contestati a Ridosso, in cella per altro ma che per l’operazione Sarastra sono stati chiesti gli arresti domiciliari, emergono vicende di estorsioni in città ma non il presunto accordo con l’allora sindaco.
Dopo il deposito del verdetto, che dovrebbe avvenire all’alba di questa mattina, si andrebbero a delineare due ipotesi. Nella prima, se la Corte rigettasse il ricorso per Aliberti, si spalancherebbero le porte del carcere; invece Luigi Ridosso - assistito dal legale Pierluigi Spadafora - è già detenuto. Discorso diverso va fatto per Gennaro Ridosso, al quale verrebbe applicata un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, anche se è già in carcere per altri reati. Se gli ermellini invece dovessero accogliere l’istanza presentata dagli avvocati di Aliberti, la Corte non potrà fare altro che applicare i domiciliari a 187 chilometri di distanza da Scafati per l’ex sindaco. Nel “buen retiro” di Praia a Mare.
Domenico Gramazio
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