L'INCHIESTA ANTIMAFIA

«Aliberti inquina le prove». La Procura vuole in cella l'ex sindaco di Scafati

Depositati al Riesame gli interrogatori di Fele: l’ex primo cittadino tentò di avvicinare il suo vice. La difesa ha presentato un lungo memoriale per confutare la tesi dell’accusa

SCAFATI. Avrebbe provato a inquinare le prove in due distinte occasioni: durante un incontro presso la propria abitazione e poi in un bar di Boscoreale. Ma in entrambi i casi Giancarlo Fele, ex vicesindaco di Scafati, avrebbe rifiutato l’invito di Pasquale Aliberti a ricordare determinati episodi sull’attività politica svolta insieme alla guida di Palazzo Mayer. È questo il nodo principale del nuovo ricorso presentato ieri dalla procura Antimafia ai giudici del Tribunale del Riesame, dove ieri si è ridiscusso delle misure cautelari da applicare all’ex sindaco di Scafati e agli esponenti del clan Gennaro e Luigi Ridosso. Fele, interrogato nelle scorse settimane dal pm Vincenzo Montemurro, ha raccontato dei due incontri, di cui uno alla presenza di Nicola Acanfora, ex assessore dell’ultima giunta alibertiana.
Per il politico di Forza Italia, dunque, sarà un’altra estate difficile. Il Riesame, ieri mattina, ha fissato al 14 settembre la nuova udienza per l’inchiesta sui presunto patto tra politica e camorra nella città dell’Agro. Il collegio giudicante, presieduto da Gaetano Sgroia, ha riaggiornato le parti tra due mesi, fissando la data del prossimo 29 luglio come termine ultimo per presentare eventuali controdeduzioni e ulteriore documentazione.
Ieri, sia la Procura Antimafia che gli avvocati di Aliberti, Silverio Sica e Agostino De Caro, hanno depositato nuovi atti. Proprio in base a questi documenti, i giudici dovranno decidere se disporre o meno le misure cautelari per l’ex sindaco, Gennaro e Luigi Ridosso.
Il memoriale dei Aliberti. Il politico scafatese ieri non ha preso parte all’udienza in Tribunale. Ma i suoi legali hanno fatto valere le sue ragioni, presentando un dossier di oltre 100 pagine, composto da ben 13 interrogatori di ex politici, collaboratori e dipendenti comunali nei quali verrebbe ribadita l’estraneità dell’ex primo cittadino ai presunti legami con i Loreto-Ridosso e gli altri clan della zona. Tra questi spicca Vincenzo Cesarano, presidente della Scafatese calcio, che ha spiegato di essere stato chiamato da Aliberti per essere invitato a non frequentare più una persona vicino alla camorra. Questo, per i legali dell’ex sindaco, sarebbe un aspetto da non sottovalutare. Infine, la moglie e consigliera regionale, Monica Paolino, attraverso il suo avvocato, Costantino Cardiello, ha presentato una corposa relazione in cui ha ribadito la propria autonomia politica rispetto al marito.
L’inquinamento delle prove. Per la Dda, quanto riferito dall’ex vicesindaco Fele, ascoltato come persona informata dei fatti a Napoli, è la prova regina degli ultimi mesi. Il fedelissimo di Aliberti sarebbe stato avvicinato in due occasioni proprio dal medico di San Vincenzo e, dunque, rappresenterebbe un tentativo d’inquinare le prove. C’è da tenere conto, poi, anche dell’interrogatorio di Filippo Sansone, indagato nell’inchiesta “Sarastra” per scambio elettorale politico- mafioso. L’ex ad della “Scafati Sviluppo” e già consigliere con Aliberti sindaco, infatti, avrebbe confermato i ruoli di Ciro Petrucci e Roberto Barchiesi, ritenuti il collegamento tra il Comune e il clan.
Le richieste ai giudici. Questi elementi ora sono al vaglio delle parti che, entro il 29 luglio prossimo, potranno presentare nuovi atti e controdeduzioni. Anche il collegio difensivo di Gennaro e Luigi Ridosso, Michele Sarno e Pierluigi Spadafora, è chiamato a studiare i fascicoli per valutare possibili, nuovi coinvolgimenti dei propri assistiti. Sempre ieri, intanto, la Dda salernitana ha chiesto gli arresti domiciliari con l’utilizzo del braccialetto elettronico per Gennaro Ridosso per il fascicolo “Sarastra”. Le altre richieste cautelari, invece, saranno proposte nell’udienza del 14 settembre. Sulla vicenda giudiziaria di Scafati, lo scorso 7 marzo, si era pronunciata la Corte di Cassazione. Gli ermellini avevano annullato la decisione del Riesame di Salerno, che aveva disposto l’arresto in carcere per l'ex amministratore e per i Ridosso, chiedendo ai giudici d’integrare le motivazioni delle esigenze cautelari. Ieri, dopo due ore di udienza, tutto è stato rinviato al 14 settembre.

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