L'INCHIESTA

Aliberti dai domiciliari su Facebook: utilizzava il profilo del padre

L’ex primo cittadino aveva utilizzato un escamotage per non essere scoperto

SCAFATI - Pasquale Aliberti avrebbe utilizzato Facebook sotto mentite spoglie. A spiegarlo è Carlo Vitiello , amico della famiglia dell’ex sindaco, in una delle intercettazioni finite nell’informativa della Dia che ha portato i giudici del Tribunale di Nocera Inferiore a decidere per l’aggravamento della misura cautelare in carcere nei confronti dell’ex primo cittadino di Scafati. Il politico, indagato dal 2015 nell’ambito dell’inchiesta “Sarastra” e nei mesi scorsi finito prima a Fuorni e poi ai domiciliari per decisione della Cassazione, da Roccaraso, dove gli erano stati concessi gli arresti in casa, violava le prescrizioni della magistratura anche attraverso i social. Secondo quanto disposto dai giudici, infatti, Aliberti non avrebbe dovuto avere rapporti solo con i genitori, unici autorizzati a vivere con lui nella casa di Roccaraso, e con altri familiari se autorizzati dal Tribunale. Tuttavia, come emerge dall’ultima indagine condotta dalla Dia su delega della Procura Antimafia di Salerno, le cose sarebbero andate diversamente. A chiarirlo è Carlo Vitiello, il conoscente della famiglia Aliberti, che nei mesi scorsi è stato incaricato dal fratello dell’ex sindaco, Nello, di fare da tramite in Abruzzo, raccogliendo le lettere che avrebbe scritto, oltre che ai parenti per ricevere un “telefono Samsung”, ad alcuni fedelissimi come l’ex consigliera comunale Brigida Marra , l’ex presidente dell’Acse, Edoardo D’Angolo , l’ex staffista Giovanni Cozzolino e due sacerdoti molto noti in città.

Domenico Gramazio