«Alfieri non favorì la camorra»

La Dda non ha competenza nell’indagine sulle case dei Marotta: gli atti a Vallo

AGROPOLI. Franco Alfieri non è più accusato di avere favorito gli interessi della camorra. La Direzione distrettuale antimafia ha recepito le indicazioni del tribunale per le misure di prevenzione – secondo cui il gruppo criminale dei Marotta è sí un clan familiare, ma senza connotazione camorristica – e ha dichiarato la propria incompetenza a indagare sui due appartamenti rimasti nella disponibilità dei cosiddetti “zingari” nonostante il provvedimento di sequestro che li aveva affidati al Comune. I magistrati salernitani Antonio Centore e Valleverdina Cassaniello hanno quindi trasmesso gli atti alla Procura di Vallo della Lucania, competente per territorio, dove il fascicolo sarà assegnato a nuovi inquirenti. Spetterà a questi ultimi valutare se andare avanti con l’indagine fino a una richiesta di rinvio a giudizio per il sindaco o se invece archiviare il procedimento. Dovranno cioè optare tra due tesi: quella portata avanti finora dai colleghi di Salerno, secondo cui Alfieri ha deliberatamente chiuso un occhio per favorire i Marotta in cambio di sostegno elettorale, e l’altra sostenuta dai difensori (nel collegio l’avvocato Alberto Surmonte) per i quali il mancato controllo sugli immobili sequestrati fu dovuto solo a un difetto di comunicazione degli uffici. Agli atti i magistrati avranno anche alcune conversazioni intercettate nella stanza del sindaco nell’ambito dell’inchiesta “Due Torri bis” sugli appalti in Provincia. Sono colloqui con membri della famiglia Marotta che ad Alfieri chiedevano aiuto per case popolari e posti di lavoro. (c.d.m.)