Alba, i “pattisti” ora sfidano la Francese 

Proposta al consiglio comunale: «La società diventi pubblica e gestisca la pulizia della pineta e i parcheggi»

Oltre l'igiene e la manutenzione. L'Alba che vogliono i pattisti è pubblica e sistema e gestisce una nuova pineta litoranea, produce buste di plastica, ricicla la carta e s'occupa dei parcheggi pubblici e delle farmacie comunali, eroga il gas metano e costruisce gli alloggi popolari.
È scritto in una proposta deliberativa lunga venti pagine: venerdì mattina, i dissidenti della maggioranza l'hanno presentata al protocollo generale di Palazzo di Città. E in allegato c'è l'annunciata richiesta di convocazione di un consiglio comunale monotematico su Alba. Ci sono le firme di Bruno Amendola, Valerio Longo, Gerardo Zaccaria, Francesco Marino, Roberto Cappuccio, Antonio Sagarese, Angelo Cappelli e Giuseppe Salvatore: otto malpancisti che incalzano la maggioranza sul futuro della società in house, che s'occupa di igiene urbana e di manutenzione. I dissidenti avversano i progetti di Cecilia Francese, che a giugno aveva parlato di una semiprivatizzazione, e chiedono la riaffermazione della società «a totale partecipazione pubblica».
Cappuccio e gli altri propongono al consiglio comunale di approvare l'affidamento alla società della delega per la predisposizione di un nuovo statuto «in linea con la nuova normativa», auspicando che «il contratto di servizio abbia una durata tale da poter consentire certezze di investimenti strutturali e gestori qualificati».
Nella proposta dei pattisti, che stanno interloquendo con gli altri consiglieri per ottenere i voti favorevoli e far passare la delibera, c'è di tutto. La parte più consistente riprende un progetto del 1999, fortemente voluto dall'allora sindaco Fernando Zara: di mezzo c'è la pineta in litoranea di proprietà del municipio, che ricade in territorio ebolitano ma è di proprietà del Comune di Battipaglia. I malpancisti propongono che i lavoratori di Alba taglino ed estirpino la parte morta della pineta, puliscano il sottobosco, diradino la parte sana, piantumino diverse specie di macchia mediterranea e creino un impianto di acquacoltura semiestensiva per specie ittiche pregiate negli stagni retrodunali
Significherebbe «recuperare la sequenza di biotipi dal mare all'entroterra ricavata dallo studio della cartografia storica e dalle indagini d'archivio, ripristinare la situazione antecedente l'impianto della pineta». I dipendenti di Alba dovrebbero pure installare dei capanni lignei per visiti e musei e creare sentieri per la visita, la manutenzione e il controllo dell'area. E prevedere una mangiatoia per ungulati e dei recinti in quella che diventerebbe un'oasi naturalistica. I pattisti s'immaginano che Alba gestisca pure i parcheggi pubblici e le farmacie comunali, che al momento non sono nelle disponibilità dell'Ente, che vuole riprendersele dopo il recesso dal Cofaser. A Cecilia Francese la proposta non piace, ma in aula potrebbe accadere di tutto.
Carmine Landi
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