Alba e le proroghe più lunghe del contratto 

Per la quarta volta la società battipagliese lavorerà in regime di emergenza e l’accordo sarà così spalmato su quindici mesi

BATTIPAGLIA. Più protesi che corpo. È la descrizione di Alba, la municipalizzata di Battipaglia, che, a seguito dell’ultima deliberazione della giunta comunale, si ritrova ancora una volta a lavorare in regime di proroga. Tempi di procrastinazione più lunghi della durata del contratto allungato, quello del 2017, che, alla fine, proroga dopo proroga, è stato spalmato su 15 mesi, da gennaio 2018 a marzo 2019. Come una donna che calza scarpe con tacchi più alti della sua stessa statura.
La proroga. «Nelle more di poter operare le opportune valutazioni agli esiti della due-diligence e del connesso piano di risanamento, si autorizza il dirigente del settore tecnico a rilasciare un ulteriore provvedimento di proroga»: lo deliberano la sindaca Cecilia Francese e i suoi assessori, che danno il “la” al dirigente tecnico, Carmine Salerno, affinché proceda all’ennesima dilazione «per un periodo di tre mesi». Un trimestre, nonostante il refuso della giunta, che pasticcia e scrive «dall’1/01/2019 all’31/03/2020»: la proroga concessa dovrebbe scadere il 31 marzo prossimo.
I fatti. I contratti per l’igiene urbana e la manutenzione non si vedono ancora: inizialmente i comunali avrebbero dovuto predisporli entro la fine del 2017, ma a scadenza non c’era neppure una goccia d’inchiostro. E così la Francese accordò la prima proroga, fino a giugno 2018. In quel semestre, però, era stata elaborata soltanto la bozza contrattuale per l’igiene; nulla di fatto per la manutenzione: così è arrivata la seconda proroga, valida fino alla fine di settembre. In quel periodo, la sindaca ha nominato il nuovo amministratore della partecipata: al posto di Luigi Giampaolino, è arrivato Palmerino Belardo, e così, per dare al manager il tempo di analizzare attentamente il quadro, è stata decretata la terza proroga, pure stavolta trimestrale, con l’intenzione di farsi trovare pronti per la notte di San Silvestro.
La due diligence. Poi, però, Belardo ha affidato a Stefano Pozzoli, professore e presidente del Collegio dei revisori dei conti del Comune di Firenze quando alla guida della città del Giglio c’era Matteo Renzi, l’incarico di redigere una due-diligence contabile, alla quale lasciar seguire un piano di risanamento: in effetti la società, che dai primi giorni del 2017 sta versando fiumi di danaro nelle casse dell’Erario, soprattutto per cartelle esattoriali risalenti al periodo compreso tra il 2006 ed il 2013, si ritrova coi conti in rosso e, allo stato attuale, ha ancora 3 milioni di euro di debiti sul groppone.
Forniture a rischio. Ci sono pure i fornitori, che aspettano oltre 1,2 milioni di euro: Belardo, che vuole esternalizzare alcuni servizi di manutenzione, aveva promesso loro un piano di rientro entro la fine del 2018, «all’esito delle risultanze del piano di risanamento», ma Pozzoli non ha trasmesso ancora nulla: eppure l’incarico da 17.500 euro, che gli è stato conferito il 18 ottobre scorso, prevedeva 30 giorni di tempo. Da qui l’ennesima proroga, che fa tremare lavoratori e fornitori.
La strigliata. E così, in occasione della revisione periodica delle partecipazioni societarie comunali, il Collegio dei revisori dei conti di Palazzo di Città ha bacchettato la sindaca Cecilia Francese: «Metta a disposizione di quest’organo - scrivono infatti Paola Giardino, Adele Aliperta e Giuseppe Taglialatela - la due-diligence e la bozza di bilancio, per consentire allo stesso una chiara ed efficiente rappresentazione alla Corte dei Conti». Alla quale la consueta relazione semestrale va trasmessa entro il 15 gennaio.
Carmine Landi
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