«Al Sud ci si lamenta? Bisogna dare la colpa alla classe dirigente»

Il docente dell’ateneo di Salerno Pasquale Persico commenta le dichiarazioni del presidente del Consiglio

SALERNO. Ha ragione il premier Matteo Renzi quando afferma che il Sud ha bisogno di un cambio di mentalità, perchè qui vige la cultura della lamentazione? E’ vero che c’è una predisposizione al lamento, indipendentemente da qualsiasi analisi sui contenuti dei provvedimenti? Lo abbiamo chiesto a Pasquale Persico, docente di Economia e politiche per le imprese all’Università degli Studi di Salerno ed esperto di Economia dello sviluppo.

Professore, il Governo ha dimenticato il Mezzogiorno nella legge di stabilità?

«Non è propriamente corretto. Il presidente del Consiglio Matteo Renzi non ha fatto altro che razionalizzare i soldi indirizzati al Sud. C’è un ricco programma di infrastrutture che investe il Mezzogiorno. Il vero tema è che c’è poca attenzione verso altri tipi di questioni come la riforma delle Province o il coordinamento tra i Comuni. Se da una parte si concentra l’attenzione su pochi temi, dall’altro non si affronta il problema di una governance già debole».

Quindi è vero che al Sud ci si lamenta inutilmente?

«Forse ci si lamenta un po’ troppo. Ma è un problema di classe dirigente che non riesce a fare sistema creando una governance efficace. Occorrerebbe uno scatto organizzativo, ma purtroppo esiste un notevole ritardo su questi temi. Se si fosse affrontata realmente il tema, si sarebbe potuto lavorare in modo molto più efficace».

Ma questo non è solo un problema che sconta il Sud.

«E’ vero. Il Mezzogiorno è in ritardo ma anche il Nord soffre quando si affronta la questione di una governance strategica. Ancora di più si dovrebbe, quindi, avere attenzione su questi temi. Le risorse vengono concentrate su dei progetti, ma il vero sforzo relativo alla grammatica territoriale non è stato fatto».

C’è un’altra questione che accomuna l’Italia, quella relativa alle Regioni e ai problemi sollevati dai presidenti.

«Il vero tema è che le Regioni dovrebbero provare ad essere degli Enti di programmazione più che di gestione. Questa contraddizione rimane perchè questo passaggio non è mai stato fatto. Finchè si punterà sull’aspetto gestionale, non si può dare torto ad eventuali proteste».

Torniamo al Mezzogiorno, qual è la sua idea di sviluppo.

«Il Sud è cambiato profondamente. Bisogna investire in infrastrutture complesse, bisogna organizzare delle grandi aree di sviluppo senza dimenticare le aree complementari, quelle che io chiamo “altre città”. Mancando però una politica nazionale su questo aspetto, tutte le altre realtà tornano indietro».

Insomma, una sortà di verità dietro le parole del premier ci sarebbe, a dispetto di tutti i meridionalisti.

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