la citazione a giudizio

Al prelato minacce di morte dal maggiordomo dei D’Amico

Sarebbe di un maggiordomo degli armatori D’Amico la voce che poco più di un anno fa minacciò al telefono monsignor Nunzio Scarano. Gli inquirenti sono risaliti a lui dall’esame dei tabulati...

Sarebbe di un maggiordomo degli armatori D’Amico la voce che poco più di un anno fa minacciò al telefono monsignor Nunzio Scarano. Gli inquirenti sono risaliti a lui dall’esame dei tabulati telefonici e pochi giorni fa il sostituto procuratore Elena Guarino ha firmato il decreto di citazione a giudizio che dà il via al processo. La telefonata minatoria arrivò nel bel mezzo della bufera giudiziaria sul riciclaggio, uno scambio tra soldi e assegni circolari che Scarano è accusato di avere organizzato per mascherare la provenienza dei circa 600mila euro con cui estinse un mutuo, soldi attribuiti dalla Procura a versamenti dei D’amico.

«Ora basta, la devi finire. Io ti gambizzo. Ti sparo in mezzo alle gambe» la minaccia che il sacerdote ascoltò sul suo telefono cellulare. Presentò denuncia e spiegò che la voce ascoltata aveva un accento romano ma che non aveva riconosciuto di chi fosse. Doveva però appartenere a qualcuno che conosceva il suo recapito cellulare, e che non aveva avuto timore di contattarlo senza oscurare il numero chiamante. Da quel numero, anch’esso di telefonia mobile, gli inquirenti sono risaliti al maggiordomo, ma restano ancora un mistero i motivi per cui l’uomo avrebbe deciso quella telefonata. Un giallo che potrà essere chiarito dal dibattimento, in cui Scarano potrà costituirsi parte civile. Non è l’unico processo che lo vede smettere le vesti di imputato per assumere il ruolo di parte lesa; un altro comincerà il prossimo ottobre ed è quello per il furto nel suo appartamento di via Guarna, da cui prese il via l’inchiesta per riciclaggio. Sul banco degli imputati vi sono i tre romani che avrebbero eseguito il colpo e un quarto uomo, anche lui di Roma, accusato di ricettazione. (c.d.m.)

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