Al porto arriva oro rosso made in Usa

Cambiano la provenienza e le rotte del concentrato di pomodoro: gli Stati Uniti superano la Cina

Il concentrato di pomodoro che sbarca a Salerno è sempre più a “stelle e strisce”. Gli Usa, infatti, hanno vinto una lunga e dura battaglia commerciale con la Cina sul fronte dell’oro rosso. E questo ha cambiato anche le rotte e gli approdi del prodotto: le navi portacontainer che attraccano al Molo Trapezio giungono sempre più spesso dalla costa americana. Migliaia i Teus che mensilmente trovano momentanea sosta presso i terminal dello scalo marittimo salernitano prima di essere consegnati alle ditte importatrici, dopo aver assolto le formalità sanitarie e doganali. Il mare, quindi, come enorme corridoio teso a garantire traffici e rapporti commerciali sempre più intensi. Solcato da navi sempre più grandi e capaci di trasportare sempre più contenitori. Venti giorni circa è il tempo di percorrenza che i giganti delle acque impiegano per trasferire la merce da un continente all’altro. Diverse le compagnie di navigazione interessate al trasnshipment tra gli Usa e la città di Salerno a dimostrazione che lo scalo marittimo di via Ligea è sempre più crocevia di interscambi commerciali.

Il concentrato prende poi la strada per l’Agro nocerino sarnese, destinato alle ditte che sono impegnate nella trasformazione del concentrato per poi rivenderlo all’estero, in particolare ai Paesi del continente nero dove quel tipo di prodotto è particolarmente apprezzato. Un’arte antica, quella della lavorazione del pomodoro, che ha nella provincia di Salerno i propri centri di eccellenza con una quota del 5,1 per cento sul fatturato nazionale del settore, al terzo posto in Italia, dopo Emilia Romagna e Lombardia e primo esportatore nel mondo (rilevazione Banca d’Italia).

Una partnership vincente quella tra la California, terra di produzione, e la Campania, luogo di trasformazione. La materia prima di importazione americana sembra essersi definitivamente imposta grazie alle ottime qualità gustative e olfattive, e alle buone caratteristiche organolettiche: prerogative che consentito di sbaragliare l’agguerita concorrenza del Paese asiatico, fino a qualche tempo fa leader indiscusso nelle vendita in Italia del concentrato.

La provincia salernitana, quindi, sempre più polo di trasformazione industriale e sempre meno di produzione agricola del pomodoro, almeno nelle quantità richieste dal mercato estero di riferimento. Diverse le cause: su tutte la scarsa disponbilità di suoli da dedicare a colture estensive. È riportato sul sito dell’Anicav (l’associzione degli industriali conservieri): «Per la lavorazione del concentrato, che si richiama alla tradizione antica della conserva, si procede mediante l’eliminazione di una parte dell’acqua dal succo, ottenuto triturando e setacciando i frutti freschi di pomodoro. Il concentrato, che si differenzia a seconda di quanto aumenta in percentuale il grado di concentrazione del succo, richiede pomodori ricchi di colore, con consistenza e resistenza della buccia alle spaccature e con il più elevato contenuto possibile di zuccheri. La concentrazione avviene per evaporazione dell’acqua a basse pressioni, al fine di salvaguardare le proprietà organolettiche e nutritive del prodotto». Aspetti evidentemente presenti nel concentrato proveniente dagli Stati Uniti.

Pippo Della Corte

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