LA STORIA

Agropoli, finti abusi sessuali: nipote a processo

Via al dibattimento contro una donna di Agropoli: disse di essere stata violentata dallo zio. Chiesta una perizia psichiatrica

AGROPOLI - Denunciò lo zio per abusi sessuali. Rincarò la dose, parlando di violenze ripetute. Per giorni, settimane e anni. Venne ascoltata dagli assistenti sociali, fu interrogata da un pm di Vallo della Lucania. La ragazza minorenne confermò le attenzioni morbose dello zio. Descrisse gli approcci e i palpeggiamenti, fino ai dettagli più scabrosi. Era tutto inventato. Un racconto fantasioso. Frutto di una fervida immaginazione. E forse di qualche disturbo psichiatrico. La nipote bugiarda ora è finita nei guai. Il pm non le ha fatto sconti. Assolto lo zio, a Vallo della Lucania, è stata aperta un’indagine per calunnia.

La ragazza di Agropoli, minorenne al tempo delle violenze inventate, ora è cresciuta. Ha un compagno, si è rifatta una vita nel Napoletano. Ma è imputata di calunnia. Per le bugie contro lo zio, dovrà risponderne davanti a un giudice. Dopo il rinvio a giudizio, venerdì al tribunale di Campobasso (sede della denuncia per abusi sessuale) si è tenuta la prima udienza. Il giudice monocratico, Gian Piero Scarlato , ha raccolte la lista dei testimoni e l’elenco delle prove. L’avvocato Leopoldo Catena , difensore della ragazza, ha chiesto una perizia. La strategia è chiara. Il legale vuole dimostrare che la sua cliente non è capace di stare in giudizo. Il gup, in sede di udienza preliminare, ha bocciato l’istanza. Il giudice Scarlato, invece, si è mostrato interessato alla richiesta. Ha nominato un ctu, lo psichiatra Orsitto .

Nei prossimi giorni si procederà al confronto tra lo specialista e l’imputata. Entro febbraio, poi, verrà depositata la relazione. E si capirà se contro la nipote bugiarda si potrà celebrare il processo. Se ci sono le condizioni per affrontare un dibattimento che si preannuncia già infuocato. Un primo segnale di “perdono” verso la giovane accusatrice è giunto proprio dallo zio perseguitato. L’uomo poteva costituirsi parte civile. Non lo ha fatto. Poteva chiedere soldi, non li ha voluti. Il processo è ora nelle mani dello psichiatra che dovrà valutare la capacità di stare in giudizio. Un termine giuridico paragonabile alla capacità di intendere o di volere. Pm e giudice faranno un passo indietro.

L’avvocato Catena incrocia le dita e spera. A febbraio, Covid permettendo, si avrà la prima “sentenza”, quella psichiatrica. Se l’imputata dovesse essere riconosciuta capace di stare in giudizio, inizierà il dibattimento con l’interrogatorio dei testimoni, prima dell’accusa e poi della difesa. Se lo psichiatra riconoscerà uno stato di obnubilamento della ragazza, sulla vicenda calerà il sipario.