IL CASO

Agropoli, false violenze in famiglia: assolta la nipote

Accusò lo zio di aver avuto verso di lei attenzioni morbose. I giudici: vizio totale di mente

AGROPOLI - Violenze false in famiglia, cade l’accusa di calunnia e viene assolta la trentenne agropolese, M.L.M., per vizio totale di mente. Cala il sipario, così, sulla favola nera dello zio orco e della nipote abusata, minorenne all’epoca dei fatti raccontati agli inquirenti. Descrisse di attenzioni morbose e ripetuti abusi. Rincarando la dose con dettagli scabrosi. Oggi la ragazzina è cresciuta e s'è rifatta una vita altrove. A mettere un punto definitivo alla vicenda è il tribunale di Campobasso, dove, una volta lasciata Agropoli per raggiungere degli amici, aveva denunciato gli atti di abusi sessuali. Procedimento invece archiviato dal tribunale di Vallo della Lucania per mancanza di elementi a carico del parente stretto con il quale l'allora adolescente aveva coabitato per diverso tempo. L’alcova incestuosa alle porte del Cilento fu, secondo i fatti accertati dai giudici, frutto di una fervida e forse perversa immaginazione.

Fantasie alla Lolita di Nabokov, complici probabili e latenti disturbi psichiatrici. Su richiesta del pubblico ministero vallese, che non applicò sconto alcuno, era stata aperta un'indagine per calunnia. Dibattuta poi nella sede giudiziaria molisana, dove in seguito l’imputata aveva sporto denuncia. Richiesta e ottenuta lo scorso ottobre la perizia psichiatrica affidata al consulente tecnico d'ufficio, su disposizione del giudice monocratico Gian Piero Scarlato, dopo un primo rifiuto dal giudice d’udienza preliminare. Ieri mattina, l’avvocato Leopoldo Catena ha discusso la relazione depositata dallo psichiatra, riuscendo a dimostrare l’incapacità della sua cliente di stare in giudizio. Si chiude un capitolo durato anni. Non ci sarà alcun processo contro quella nipote, perdonata in qualche modo dallo zio, che non si è costituito parte civile e non ha mai chiesto un risarcimento, ma anche incapace di seguire il procedimento. Nessun infuocato dibattimento. Niente interrogatori, zero testimoni. Alcuna accusa, nessuna difesa. “The end”, si legge ai titoli di coda delle pellicole cinematografiche.

Cljo Proietti