Agguato in profumeria Uccisi il boss e la moglie

I sicari hanno agito a volto coperto. Le indagini affidate ai pm dell’Antimafia I coniugi erano i genitori del 16enne che ammazzò l’ebolitano Morelli

SAN SEVERO. L’ombra della vendetta o un regolamento di conti nella guerra tra clan: c’è più di una pista dietro l’agguato in stile mafioso in cui ieri mattina è stato ucciso il boss Nicola Salvatore, detto “Nicolin dieci e dieci”, e la moglie Isabella Rotondo, 55 anni, ammazzati nella loro profumeria in via Don Minzoni, a San Severo, nel Foggiano. La pista più battuta è quella che porta all’omicidio di Mario Morelli, il 17enne originario di Eboli assassinato il 6 ottobre scorso durante un banale litigio da un 16enne, figlio della coppia freddata ieri mattina. Una vendetta consumata a meno di un anno, insomma. Ma si indaga anche sulla guerra tra clan in atto nel territorio di Capitanata, tra San Severo e Torremaggiore, per il controllo delle attività illecite.
L’esecuzione in profumeria. A entrare in azione sono stati due uomini con il volto coperto da caschi integrali. È accaduto alle 9.20 di ieri, nel rione di porta San Marco, a pochi metri da un mercato rionale e lungo una delle strade più trafficate del centro abitato della cittadina pugliese. La coppia di sicari è giunta a bordo di uno scooter di grossa cilindrata. I due sono scesi dal mezzo e appena entrati hanno esploso numerosi colpi di pistola - una quindicina secondo persone che erano in zona, sei bossoli repertati dalla scientifica - prima di darsi alla fuga. La prima ad accorgersi di tutto è stata la madre di Isabella Rotondo, un’anziana di 73 anni. Quando gli assassini hanno agito era nel bagno e, mentre ne usciva, ha visto l’ombra di uno dei killer che si dileguava. Un’altra donna che transitava in zona ha raccontato agli agenti della Squadra Mobile di Foggia che indagano sul caso, di aver udito la raffica di colpi e ha bloccato una Volante del Reparto prevenzione crimine in servizio a San Severo ipotizzando una rapina. Ma quando gli agenti hanno raggiunto la profumeria dei Salvatore purtroppo non c’era più nulla da fare. Sul duplice omicidio indaga la Direzione distrettuale antimafia di Foggia. Il capo della procura dauna, Giuseppe Volpe, e il pm della Dda, Lidia Giorgio, si sono recati a San Severo sul luogo del delitto per coordinare le indagini. Nessun commento è stato rilasciato dai magistrati. Almeno quattro gli stub eseguiti, l’esame che permette di accertare se su mani e abiti di una persona ci siano particelle di polvere da sparo, pare su esponenti della malavita foggiana. Nicola Salvatore, considerato un personaggio di rilievo della mala locale, era sfuggito ad un altro attentato. Per il momento, secondo le indiscrezioni trapelate dalla Dda, i sospettati sarebbero sei.
L’agguato di dicembre. L’uomo infatti lo scorso dicembre era in strada a San Severo, in viale Di Vittorio, in compagnia di un’altra persona già nota alle forze dell’ordine per vicende legate al traffico di droga, il 34enne Massimiliano Marinelli. Entrambi furono raggiunti da alcuni colpi di arma da fuoco, una mitraglietta calibro 9x21. Marinelli fu preso di striscio ad una gamba, mentre Salvatore fu ferito all’addome. “Nicolin dieci e dieci” è stato anche coinvolto, nel 1995, nel blitz “Day Before”, durante il quale vennero effettuati decine di arresti per droga, armi, estorsioni e omicidi. La vicenda ha scosso anche la politica locale. «Assistiamo increduli ad un altro terribile evento malavitoso, un duplice omicidio che scuote i nostri animi, avvenuto in pieno giorno, in una via centralissima ed a due passi da un frequentato mercato ortofrutticolo rionale: dobbiamo purtroppo constatare che la delinquenza non si ferma davanti a nulla», ha detto il sindaco di San Severo, Francesco Miglio. «Ho chiamato il prefetto Mario Morcone, capo di Gabinetto del ministro dell’Interno Marco Minniti. Ho fatto partire una richiesta d’incontro col ministro, poiché chiediamo di conoscere le decisioni assunte in ordine alle nostre richiesta di istituire in Capitanata il reparto Prevenzione Crimine e la Direzione Investigativa Antimafia, oltre al potenziamento degli organici delle forze di polizia». Nei mesi scorsi il primo cittadino sanseverese aveva fatto uno sciopero della fame per sollecitare l’attenzione delle istituzioni nazionali sul tema della sicurezza e della criminalità e per ottenere un significativo rafforzamento della presenza delle forze dell’ordine sul territorio a nord della provincia di Foggia. «Dando atto dell’impegno profuso in questi mesi dalla Prefettura, dalla Questura di Foggia e dai comandi provinciali delle forze dell’ordine, al Prefetto di Foggia, Maria Tirone, ho inoltre appena rinnovato il nostro grido di aiuto e di allarme», ha continuato il sindaco. «La comunità di San Severo è spaventata, questo ultimo atto di stampo malavitoso non può passare inosservato: le modalità, il luogo, l’ora. Chiediamo maggiore sicurezza per tutta la nostra comunità con l’adozione di provvedimenti immediati e mirati».
Domenico Gramazio
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