Agguato di camorra contro l’assessore

Le dichiarazioni del “pentito” Del Pizzo hanno svelato nuovi scenari sulla gambizzazione di Massimo Cioffi in litoranea

SAN CIPRIANO PICENTINO. Non fu solo un tentativo di rapina, ma un’intimidazione di stampo camorristico, quella di cui fu vittima nel marzo del 2009 l’allora assessore Massimo Cioffi, raggiunto alle gambe da tre colpi di pistola mentre era in auto sulla litoranea di Battipaglia. È la conclusione a cui sono giunti gli inquirenti della Direzione distrettuale antimafia dopo le rivelazioni del collaboratore di giustizia Raffaele Del Pizzo, che hanno consentito di riaprire il caso e iscrivere sul registro degli indagati i nomi di quattro persone. In primis quello del capo clan Sabino De Maio, che gestiva i suoi affari tra Picentini e Piana del Sele e che secondo il “pentito” avrebbe commissionato l’agguato dal carcere, per «dare una lezione» all’assessore di San Cipriano. A sparare sarebbe stato Giuseppe Dell’Angelo di Acerno, mentre in un’auto d’appoggio lo aspettavano Giuseppe Giffoniello (anche lui di Acerno) e Luca Sorriento di Montecorvino Rovella.

Era il 23 marzo di sette anni fa, alle 23.30 Cioffi era fermo in auto nei pressi dell’ex albergo Spineta quando fu avvicinato da un uomo con il volto coperto che ruppe il finestrino della sua Smart e gli intimò di scendere. Lui provò a reagire e il malvivente non esitò a sparare, ferendolo a gamba e piede sinistro. Poi fuggì a bordo dell’auto che lo stava attendendo lì vicino, mentre l’assessore riusciva a dare l’allarme e a fare arrivare i soccorsi. Fu portato all’ospedale di Battipaglia, dove i medici emisero una prognosi di trenta giorni, e l’episodio fu ritenuto un tentativo di rapina. Poi la pistola calibro 7,65 con cui erano stati sparati i colpi fu ritrovata a casa di Raffaele Del Pizzo, e quando quest’ultimo ha iniziato a collaborare con la giustizia le sue dichiarazioni hanno aperto nuovi scenari. Ha spiegato che a consegnargli quell’arma sarebbe stato Giuseppe Dell’Angelo, dopo averla usata per la gambizzazione, e aggiunto che mandante dell’agguato era stato Sabino De Maio, che aveva avuto gioco facile a ottenere la collaborazione pure di Sorriento e Giffoniello. Il sostituto procuratore antimafia Vincenzo Montemurro ha firmato per i quattro un avviso di conclusione delle indagini con le accuse di tentato omicidio e tentata rapina dell’auto, entrambi con l’aggravante camorristica. Ora i difensori degli indagati (nel collegio Carmine Giovine e Pierluigi Spadafora) hanno venti giorni per presentare memorie difensive o chiedere che i loro assistiti siano interrogati. E resta per adesso l’incognita del movente: perché Sabino De Maio voleva “dare una lezione” all’assessore di San Cipriano, arrivando a deciderne la gambizzazione?

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