Aggredito il caposala di psichiatria

Ha tentato di fermare un paziente che voleva scappare ed è stato quasi strangolato. La rabbia dei sindacati

Aggressione in corsia all’ospedale “Umberto I” di Nocera Inferiore. Nel primo pomeriggio di ieri, nel reparto di psichiatria si sono vissuti attimi di grande paura. Ad avere la peggio il caposala, che è stato aggredito da una persona ricoverata da alcuni giorni nel reparto al secondo piano di viale San Francesco. Non è ancora chiaro il motivo alla base del raptus di follia, pare che il paziente abbia tentato di scappare e il caposala si sia messo davanti alla porta per bloccarlo. Di riflesso il paziente ha stretto le mani intorno al collo del professionista rischiando, forse inconsapevolmente, di soffocarlo.

L’episodio si è verificato poco dopo le 14. Gli altri infermieri presenti in reparto hanno bloccato l’aggressione e accompagnato il caposala in pronto soccorso. L’uomo è rimasto alcuni secondi senza respirare, è stato visitato e portato nella shock room, lamentava dolori tracheali, poi è stato sottoposto ad esame Tac. Il coordinatore infermieristico se l’è cavata per il rotto della cuffia.

Una situazione critica, forse pure riflesso della carenza di personale che attanaglia l’intera struttura di viale San Francesco. Un problema evidenziato la scorsa settimana da Gianfranco Riccio, coordinatore presidiale degli infermieri e delle ostetriche, e rilanciato ieri dalla Cgil. Il sindacato ha scritto una lunga lettera ai vertici aziendali e nocerini, inviata per conoscenza al prefetto Salvatore Malfi. Gennaro D’Andretta, responsabile della Cgil Fp area nord, e Pasquale Addesso per il coordinamento sanità hanno rilevato come l’esiguità del personale rischi di ripercuotersi negativamente sull’assistenza fornita ai malati, in particolare nei reparti di emergenza urgenza e «a cascata su tutti gli altri reparti del presidio». Per gli esponenti della Cgil il disagio potrebbe essere risolto avviando «le opportune ricognizioni per recuperare figure professionali impropriamente utilizzate, che invece potrebbero integrare e coprire i turni di servizio che presentano delle scoperture».

D’Andretta e Addesso sono intervenuti anche sulle aggressioni: «Gli operatori sono stanchi di subire da parte dei pazienti e dei rispettivi familiari attacchi e improperi, qualche volta sfociati in disordini. Se l’azienda non interverrà rapidamente – avvertono i sindacalisti –, si verrà a determinare una grave carenza assistenziale che certamente non garantirà per efficienza ed efficacia il diritto alla salute e all’assistenza. I possibili risvolti penali non potranno che ricadere esclusivamente sulla vostra responsabilità poiché – aggiunge la Cgil – non è più tollerabile che i coordinatori dei servizi si assumano a loro “rischio e pericolo” non solo tali responsabilità, ma anche quelle di altra natura non escluse quelle di carattere contabile».

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