Addio al papà della nocciotella

È morto Armando Giordano, da garzone a patrOn del bar Nettuno. I funerali oggi a Torrione

«Se ne va un commerciante vero, un’istituzione per la città, un grande lavoratore». Con chiunque si faccia il nome di Armando Giordano - don Armando per l’intera Salerno, diventata famosa nel circondario anche grazie a quel gusto “nocciotella” inventato dal patròn del bar Nettuno che tanti hanno cercato invano di imitare - le parole non possono che essere di stima e di profonda commozione per l’improvvisa morte del gelataio salernitano arrivata come una doccia fredda. Non solo per la famiglia di Giordano, e per i suoi figli naturali Vittorio e Mauro, ma anche per le centinaia di figli putativi che Giordano ha tirato sù in città e in provincia a suon di “dicaaaaa”, l’esortazione rivolta ai suoi clienti davanti alla cassa che lo contraddistingueva, brioche e “susamielli”. Così, infatti, lo stesso don Armando chiamava quegli insuperabili rustici ripieni arrivati ad arricchire l’offerta gastronomica del locale di lungomare Trieste qualche anno dopo che il bar si fosse affermato in città come gelateria “multigusto”. Sì, perchè don Armando è stato il primo a Salerno a sperimentare in fatto di gelati, e quando i coni e le coppette erano abituati ad ospitare solo cioccolata, fragola, limone o caffè, lui capì che c’era un universo gustoso da esplorare anche freddo e il suo bancone con ben 12 gusti fu una vera rivoluzione per i suoi primi clienti.

La storia professionale di don Armando comincia quando lui era poco più che adolescente: a 17 anni, infatti, cominciò a lavorare come garzone al bar Varese per poi darsi da fare in un negozio di alimentari che però non ebbe molta fortuna. In quegli anni difficili si verificò l’incontro che gli avrebbe cambiato la vita: all’epoca, e stiamo parlando della fine degli anni Sessanta, don Armando cominciò a frequentare un ente di formazione professionale di cui era allora presidente Enrico Bottiglieri, l’attuale numero uno della Confesercenti provinciale. Costui aveva rilevato, insieme ad altri giovani imprenditori salernitani, un bar di proprietà della famiglia Carpentieri che dava su via Roma e, venuto a conoscenza della difficile situazione economica che Armando Giordano stava vivendo, decise di affidargli il bar: «Praticamente glielo regalammo e con quel gesto facemmo la sua fortuna», racconta Bottiglieri, dispiaciuto come tutti in città, della scomparsa di quello che affettuosamente chiamava Armandino. Era il 1972 e nacque in città il bar Nettuno, che sarebbe diventato, nei decenni successivi, il tempio dei golosi. In pochi anni don Armando riuscì a creare un impero tanto da arrivare ad aprire, per la gioia della zona orientale, un secondo punto vendita a Torrione, inaugurato cinque anni fa, anch’esso diventato presto un punto di riferimento. «Un pezzo di storia della città che se ne va - commenta Antonio Ventre, dell’associazione I mercanti del centro storico - A qualsiasi ora si passasse per il bar era possibile trovarlo dietro alla cassa». I funerali di Giordano si terranno questa mattina, alle 9.30, alla chiesa di Santa Maria ad Martyres, a Torrione.

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