Addio al cinema Garofalo «De profundis culturale»

Acunzo: «Imprenditori e istituzioni assenti». L’appello di Inverso a Barlotti Tozzi e Pagano: «Interesse privato legittimo, ma si cancella un simbolo»

«La chiusura del cineteatro Garofalo, con la futura trasformazione in un centro commerciale, mi riempie di tristezza. Proprio su quel palco, a 14 anni, ho conosciuto l’amore per il teatro ed il cinema, interpretando un piccolo ruolo nella commedia “Gl’innamorati” di Carlo Goldoni». È indignato e affranto Nicola Acunzo, come tantissimi cittadini battipagliesi. La conferma che lo storico cinema Garofalo non riaprirà i battenti e che sarà convertito in un centro commerciale ha riempito di tristezza anche un attore ormai conosciuto ben oltre i confini locali e che ha lavorato con registi di caratura internazionale.

«A Battipaglia ci sono tanti imprenditori, ma forse mancano quelli illuminati che comprendano la possibilità di fare soldi con la cultura – continua Acunzo – eventi del genere fanno capire l’aridità delle persone. Se ne avessi avuto la forza economica, avrei acquistato io il Garofalo. La proprietà ha fatto tanti sacrifici per tenere in piedi il cineteatro. Evidentemente non riusciva più a sostenere i costi. Ma il problema non è nelle legittime difficoltà dei proprietari, semmai negli imprenditori e nelle istituzioni che non hanno mosso un dito e che oggi si indignano. Invece delle chiacchiere, questi politici avrebbero potuto pensare ad un modo per far rinascere il cinema. A Battipaglia forse non esiste un Lorenzo il Magnifico, ma ho notato che nel giro di poco tempo si riescono ad innalzare palazzi in pieno centro e a trasformare un cinema in un centro commerciale».

Intanto, la politica mostra la propria stizza per il futuro del Garofalo. Da Vincenzo Inverso, presidente della campagna d’ascolto denominata #perunnuovoinizio, è giunta una richiesta alla proprietà, in particolare all’ex sindaco Gennaro Barlotti con cui Inverso fu candidato al consiglio nel 2007. «Faccio un appello a Barlotti affinché tenga in vita la vera cultura della città e non ceda alla sola cultura del mercato. Il Garofalo è un luogo della memoria, un simbolo che non può essere cancellato». Ugo Tozzi, ex presidente del consiglio comunale, ha detto che «il Garofalo era l’unico cinema a cui l’intera comunità era legata, un riferimento culturale. Dalla sua chiusura, nel 2009, tanti interessi si sono spostati al di fuori dei confini cittadini, come gli spettacoli teatrali o i saggi di danza. Con un depotenziamento dell’economia cittadina. La proprietà aveva legittimamente deciso di chiudere il cineteatro perché un imprenditore investe dove vede possibilità di guadagno. Forse si poteva cercare l’aiuto di privati ed associazioni».

L’ex consigliere Carmine Pagano (Fratelli d’Italia) dichiara che «l’interesse privato è legittimo, ma testimonia per l’ennesima volta la scomparsa della cultura a Battipaglia. In città non c’è un centro di aggregazione culturale e il Garofalo era l’ultimo baluardo. La prossima amministrazione dovrà farsi carico di questo problema». Sulla stessa linea Romeo Leo, commissario dell’Udeur: «tutta questa storia è assurda. Il Comune avrebbe potuto e dovuto fare qualcosa. Per la città è una pagina molto triste».

«Il Garofalo è un altro pezzo di storia battipagliese che scompare, ma qui rientriamo in una sfera privata dove ognuno agisce come crede – commenta l’ex candidato sindaco nel 2009 Gerardo Motta – la crisi del cinema non ha aiutato il Garofalo e un imprenditore che non ha incassi e deve sostenere costi elevati non può fare altro che chiudere l’attività. Ci sono tre punti di vista: l’interesse pubblico con l’ente che dovrebbe farsi carico di aiuti, l’interesse aziendale legittimo e quello culturale». Il dirigente provinciale del Pd, Luca Lascaleia, è abbattuto: «A Battipaglia mancano punti di riferimento culturali. La questione del Garofalo è privata, ma la politica dovrebbe creare le condizioni per investire a Battipaglia, puntando magari su iniziative culturali per risvegliare un interesse ormai sopito».

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