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Addio al barone, giallo eredità

Ieri il funerale dopo un rinvio per consentire il prelievo del dna

CASTELLABATE. Ieri alle 16, nel Santuario di Santa Maria a Mare di Santa Maria di Castellabate, l’ultimo saluto al barone Tommaso Perrotti, scomparso martedì. I funerali, organizzati per mercoledì pomeriggio, erano stati rinviati per consentire il prelievo del Dna sulla salma. Da mesi, infatti, presso il tribunale civile di Vallo della Lucania, è in corso una vertenza giudiziaria intrapresa da una donna trentenne che rivendica di essere figlia del defunto e di avere titolo ad una fetta del suo patrimonio. L’esigenza di procedere all’accertamento urgente, disposto dall’autorità giudiziaria di Vallo della Lucania, ha determinato lo slittamento del rito funebre poco prima che il feretro giungesse in chiesa.

Il barone Perrotti, 71 anni, aveva avvertito un malore cardiaco che ne aveva reso necessario il trasporto presso l’ospedale civile di Agropoli. Conosciuto come persona colta e cortese, dai modi di altri tempi, era discendente di una antica casata che aveva segnato la storia del borgo e che vantava proprietà immobiliari a Castellabate. Poderi, un’azienda agricola con agriturismo - attività seguite dal barone - nonché il vetusto Palazzo Perrotti, una residenza sul mare con torre a pianta quadrata, divenuta familiare ai salernitani l’anno scorso come immagine di copertina dell’elenco telefonico “Le Pagine bianche”.

La dimora, ubicata sul lungomare Perrotti a Santa Maria, aveva ospitato, quest’estate, alcuni appuntamenti di “Libri meridionali. Vetrina dell’editoria del Sud”, rassegna ventennale organizzata a Castellabate. In una delle serate era stato presentato un volume curato proprio dal barone Perrotti con il professor Gennaro Malzone, “La torre Pagliarola del barone Perrotti nella storia di Santa Maria”.

Rosamaria Morinelli

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