Salerno

Addio a monsignor D’Elia decano dei sacerdoti

Oggi i funerali nel santuario della Madonna del Carmine di cui era stato rettore. Ordinato nel 1946, fu per 24 anni parroco a Eboli e vicario generale della Diocesi

SALERNO. Salerno dice addio ad uno dei suoi sacerdoti più anziani e conosciuti. A 94 anni è morto nella sua casa di via Nizza monsignor Italo D’Elia. Il sacerdote, nel corso del suo lungo impegno pastorale, ha rivestito tanti incarichi: parroco ad Eboli, vicario generale dell’Arcidiocesi, presidente del Capitolo Metropolitano, assistente spirituale del Terz’Ordine Carmelitano, rettore del santuario della Madonna del Carmine di Salerno. Proprio presso il luogo di culto di piazza Bolognini stamattina alle 10.45 verranno celebrati i funerali. A presiedere la celebrazione sarà l’arcivescovo, monsignor Luigi Moretti. Il rettore attuale del santuario salernitano, monsignor Benedetto D’Arminio, ricorda il suo predecessore come «un sacerdote che ha segnato la vita della diocesi, con il suo impegno e con i suoi incarichi importanti». «Era sempre pronto ad operare con zelo – ricorda – quanto schivo nel ricevere elogi. Ha svolto il suo ministero con passione». Fu D’Elia, a mertà degli anni Novanta del secolo scorso a far realizzare l’ampliamento dell’edificio nella parte posteriore, con il rifacimento della facciata della chiesa, affidata con lungimiranza artistica ad un artista del calibro di Riccardo Dalisi, ed a lavorare con l’amministrazione comunale per favorire la realizzazione della attigua piazza monsignor Bolognini (il vescovo del Cinquecento che favorì l’edificazione del plesso a seguito del miracolo) con la scultura di Bartolomeo Gatto.

Anche ad Eboli, dove fu parroco dal 1954 al 1978, monsignor Italo D’Elia lascia un ricordo indelebile, come sottolinea don Alfonso Raimo, oggi parroco a San Bartolomeo: «Il suo contributo è stato notevole non solo per la Chiesa, ma per la storia di Eboli. Sotto il suo impulso è iniziata la ricostruzione morale di una città distrutta e ferita dai bombardamenti della seconda guerra mondiale». Parla chiaro persino la data dell’ordinazione sacerdotale di don Italo: 29 giugno 1946. «Dopo la guerra non c’erano solo le macerie, ma l’urgenza di una ricostruzione integrale delle comunità. Lui è stato – prosegue don Alfonso – uno dei protagonisti in questo senso, prendendo subito in consegna i giovani ed ha educato intere generazioni non solo di cristiani impegnati, ma anche di protagonisti della vita politica. Con la sua azione pastorale nella chiesa di Santa Maria della Pietà sotto certi aspetti ha anche preceduto il Concilio. È stato moderno e lungimirante, sin dagli inizi del suo sacerdozio».

Le parole di Raimo sono confermate dai documenti, come le preziose fotografie dell’archivio storico del fondo Gallotta. In uno scatto d’epoca, in particolare, è ritratto il manifesto con cui la città di Eboli si felicitava per la nomina di D’Elia a vicario e quindi braccio destro dell’arcivescovo Gaetano Pollio. A monsignor D’Elia si deve anche la costruzione della chiesa nel neonato rione Pescara, agli inizi degli anni Ottanta. E fu lui a volere che la parrocchia fosse intitolata al Sacro Cuore di Gesù.

Un profilo ampio del decano dei sacerdoti appena scomparso è stato tracciato qualche anno fa dall’arcivescovo emerito, monsignor Gerardo Pierro, che gli ha dedicato una pubblicazione. Nel testo si mette in evidenza proprio l’impegno su tutti i fronti: il ruolo di parroco di Eboli, l’attenzione prestata alle Arciconfraternite e all’Azione Cattolica; gli atti di responsabilità nell’esercizio del vicariato generale e infine l’approdo al santuario mariano che dà il nome ad uno dei quartieri più popolosi di Salerno.

Monsignor D’Elia era nato il nato il 27 agosto del 1923 a Sieti, Giffoni Sei Casali. Della sua famiglia, a dargli l’ultimo saluto saranno il fratello Giuseppe e i nipoti.

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