Addio a Lamberti Inseguì per anni i killer della figlia

Il giudice si è spento ieri nella sua abitazione di viale Marconi Fatale una polmonite: oggi i funerali nella chiesa di San Vito

La sua vita non è stata più la stessa da quel maledetto 29 maggio 1982. Adesso il giudice Alfonso Lamberti avrà trovato finalmente la pace e rivisto la sua bambina. Il magistrato è deceduto ieri pomeriggio, nella sua casa di viale Marconi, all’età di 78 anni. La morte è stata causata da una crisi respiratoria, legata a complicazioni polmonari. Nei giorni scorsi il giudice aveva avuto la polmonite ed era stato ricoverato all’ospedale Monaldi di Napoli, da cui era stato dimesso da poco. Tornato a casa, però, le sue condizioni si erano aggravate, con il sopraggiungere della febbre alta che non lo ha abbandonato fino alla fine. I funerali si svolgeranno stamani, alle 9,30, nella chiesa di San Vito a via Salvo D’Acquisto.

La vita del giudice Lamberti è stata caratterizzata da molte luci ed ombre. La sua esistenza – umana e professionale - è stata sconvolta dalla raccapricciante sequenza che ha portato alla morte di Simonetta, la sua bambina di 11 anni, uccisa il 29 maggio 1982 nel corso di un attentato camorristico che aveva come obiettivo il padre, all’epoca dei fatti procuratore di Sala Consilina.

Dopo un pomeriggio trascorso al mare, il magistrato stava rincasando con la figlia quando, superato l’ospedale di Cava, la sua auto viene affiancata da una 127 bianca, dalla quale giungono otto pallottole, sparate da una P38. Una di queste colpisce mortalmente Simonetta, mentre il giudice riporterà ferite gravi, alla testa ed alla spalla destra. La piccola spira tra le braccia del padre.

Da quel momento Alfonso Lamberti diventa un personaggio discusso ed oggetto di ogni tipo di accusa. A lui si attribuiscono incontri, veri o presunti, con grandi boss della camorra per scoprire gli assassini della figlia. Ma anche attentati dinamitardi, commissionati per gelosia nei confronti della moglie, Angela Procaccini, e terrorismo sui testimoni.

Docente dell’università di Salerno dal 1972 e magistrato dal 1963, Lamberti ricopre prima l’incarico di sostituto procuratore di Salerno e, poi, di capo della Procura a Sala Consilina. Prima del 1982, riesce a sfuggire all’agguato delle Br in cui rimane ucciso il Procuratore Capo della Repubblica di Salerno Nicola Giacumbi. Nel 1985 il magistrato ottiene il trasferimento alla sezione misure di prevenzione della Corte di Appello di Napoli.

Secondo quanto emerso nel corso delle indagini, nel 1982 il giudice era nel mirino della camorra. Dopo l’attentato il magistrato conduce indagini personali per cercare gli assassini della figlia. Nella sentenza di condanna agli assassini di Simonetta, si sottolinea che, nel settembre successivo all’attentato, Lamberti tenta di incontrare per due volte un boss, figlioccio di Raffaele Cutolo e personaggio di spicco della Nuova camorra organizzata. Da lui sembra abbia voluto sapere i nomi dei killer della sua bambina. In sede di dibattimento, però, il giudice negherà ogni trattativa con i boss. Poi la scelta del capoclan Antonio Pignataro di confessare il delitto, con la relativa condanna a 30 anni di reclusione, confermata recentemente anche in Appello.

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