Acque reflue, lo Stato condanna lo Stato 

I commissari prefettizi chiamati a sborsare 7000 euro per gli sversamenti nel Fiume Tusciano. Pronto il ricorso in appello

Lo Stato contro lo Stato. «"Anche voi siete responsabili degli scarichi abusivi di via Padova», tuonano i giudici del Tribunale di Salerno. Dall’altra parte dell’aula, ci sono Gerlando Iorio, Ada Ferrara e Carlo Picone, alti funzionari statali che, tra il 2014 e il 2016, dopo lo scioglimento del Consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche, hanno amministrato il Comune di Battipaglia. E che adesso, dopo essersi opposti all’ordinanza regionale, vengono condannati dalla prima sezione civile del tribunale ordinario di Salerno. E preparano l’appello.
I fatti. È il 4 febbraio del 2015 quando i carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Salerno appurano il mancato smaltimento delle acque reflue domestiche di via Padova: non c’è l’autorizzazione allo scarico nel Tusciano. Eppure molti dei battipagliesi che vivono in quelle case, a ridosso di uno stradone lungo 1,4 chilometri, stretto tra i rioni periferici di Serroni e Belvedere, sversano i reflui proprio in quel corso d’acqua. E così i militari del Noe elevano un verbale d’accertamento e di contestazione per la violazione della legge sugli ecoreati. Qualche mese dopo, a ottobre, la Direzione generale per l’ambiente, alle dipendenze della Giunta regionale della Campania, sulla scorta di quei rilievi emette un’ordinanza ingiunzione: il Comune è responsabile solidale, ma il decreto è ai danni dei tre commissari, condannati a pagare 6.667 euro ed altri quattrini sonanti per la presunta violazione della legge.
L’opposizione. A quel punto la triade impugna l’ordinanza, e si rivolge al Tribunale di Salerno invocando l’annullamento di quel decreto dirigenziale. Dopo aver ribadito il proprio impegno nel monitoraggio degli scarichi abusivi, culminato nell’emanazione di diktat comunali a carico dei residenti di via Padova, risalenti alla fine di luglio 2014, s’affidano al dirigente dell’avvocatura comunale, Giuseppe Lullo, ed obiettano che gli unici responsabili dell’abuso sono quei battipagliesi che hanno effettuato quegli sversamenti. Fanno presente che gran parte della rete fognaria è nelle mani dell’Asis e denunciano pure che, a via Padova, la linea doveva essere realizzata decenni fa a titolo di opera di urbanizzazione, a servizio dei fabbricati, nell’ambito della lottizzazione Iemma.
La condanna. Giustificazioni che non convincono la prima sezione civile del Tribunale ordinario di Salerno, che attraverso il giudice Loredana Palcera condanna la triade: «Gli scarichi di via Padova, all’epoca dei rilievi, non erano ricompresi nella gestione della rete idrica e fognaria affidata all’Asis - spiega il magistrato - ma erano in titolarità privata». E quegli sversamenti nel Tusciano sono “illeciti” e i responsabili della condotta abusiva dei battipagliesi che scaricano abusivamente, dunque, sono pure «l’Ente e i suoi rappresentanti». Da qui il rigetto dell’opposizione, notificato nelle scorse settimane a Palazzo di Città, e la condanna dei commissari a pagare le spese di giudizio. Iorio, Ferrara e Picone sono intenzionati a proporre appello in secondo grado.
Carmine Landi
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