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Acerno, "capitale" dei pusher «Qui “castagne malate” ma anche fragole buone»

Viaggio nel paese silenzioso dopo l’eco delle sirene che ha scombussolato l’alba Fuori sede il sindaco e il parroco: in giro nessuno e poca voglia di commentare

ACERNO «Come tutti sono stato svegliato di soprassalto dal rumore dell’elicottero che volava a bassa quota sui tetti delle case. Dal vetro della finestra ho visto che c’erano tante macchine dei carabinieri». A raccontarlo è un acernese che abita poco lontano dalla stazione dell’Arma. Il blitz messo in atto alle prime luci dell’alba di ieri ha rotto la tranquillità abitudinaria del paese. Tutti si sono svegliati, anche chi non era indagato e non ha ricevuto la visita dei militari. Le vie di Acerno sono state illuminate a giorno dai lampeggianti dei carabinieri. Un centinaio quelli impegnati per dare esecuzione alle ventisei misure cautelari firmate dal gip Marilena Albarano del tribunale di Salerno. Per la tranquilla comunità collinare è stato un autentico terremoto. Giudiziario, ovviamente. L’ondata di arresti ha avuto ripercussioni anche sul mercato settimanale che si svolge in via Rimembranza, davanti al Municipio. Tra le bancarelle non c’era la solita affluenza. Molti acernesi hanno preferito rinunciare all’affare, restando a casa. Intorno a mezzogiorno del trambusto mattutino non c’era più niente. Il mercato e le strade del paese erano deserte.

Acerno si presentava di fatto svuotata. Anche il sindaco Massimiliano Cuozzo non era in sede perché alle prese con problemi personali. Al telefono era irraggiungibile. Tra le bancarelle che si apprestavano a chiudere la mattinata di scarse vendite, c’è un ambulante del luogo che si lascia andare ad un commento ad alta voce sugli arresti. «Chi non ha sentito tutto quel movimento di uomini e mezzi dei carabinieri - racconta Antonio- Avevo programmato la sveglia alle sei, ma non è stato necessario. Mi hanno svegliato le sirene. Siamo una comunità tranquilla, siamo come una grande famiglia, ci conosciamo tutti. Ci sono purtroppo tra noi anche delle “mele marce”. Anzi, delle “castagne malate”». Il discorso scivola poi sulle condizioni sociale del paese. «Che volete che vi dico - aggiunge Antonio - . I tempi sono cambiati, non è come una volta. Prima c’era possibilità di lavoro. Oggi, invece, i giovani vogliono fare quattrini diversamente, sporcandosi le mani e la coscienza». Il discorso poi ritorna sui frutti di Acerno, quelli del sottobosco. «Per colpa di pochi non può pagare l’intera comunità - conclude Antonio - . Ad Acerno abbiamo anche delle buone fragole di bosco oltre alle “castagne malate”. Ma anche il paese dove si è nascondeva “Franchino ’a belva”, al secolo Francesco Matrone, che nel 2012 era considerato uno dei nove latitanti più pericolosi d’Italia. Viveva da eremita nella campagna acernese con una muta di cani. Ed è terra per tradizione di briganti. Qui ebbe i natali il capo brigante Gaetano Manzo. La chiesa Santa Maria degli Angeli, alla quale si accede dalla piazzetta, le porte sono aperte, ma nella casa del Signore non c’è nessuno. Anche il parroco è fuori sede per missione. Al bar un cliente sorseggia un aperitivo.

«Sono appena tornato dalla Toscana con la mia famiglia - dice Angelo-, mi hanno raccontato degli arresti. Ho perso un po’ i contatti, qui sono cresciuto, ma poi ho preferito prendere un’altra strada per vivere con onestà e testa alta. Sono padre di tre figli e non sono certo felice per il dilagante fenomeno della droga che ha ormai toccato anche i centri piccoli, come il nostro». Nel corso principale di Acerno le strade sono come durante il lockdown. Non c’è nessuno in giro. La vetrina di una pasticciere ha in bella mostra una delizia alle fragole di bosco. «Qui abbiamo anche degli ottimi babà farciti con le fragole», tergiversa. Acerno, piccolo centro montano dei Picentini, circa tremila abitanti, aria salubre e meta di turismo climatico. «Siamo collocati male geograficamente per poterci raggiungere da Salerno per colpa della strada, - dice la signora Maria che sta rientrando a casa- ma una volta arrivati, è tutta un’altra cosa. Il lavoro manca dappertutto, anche in montagna. La raccolta delle castagne non rende come una volta. I giovani di Acerno vogliono avere sempre i soldi in tasca con troppa facilità. Per fare la bella vita. Quando succedono queste cose a pagare è tutto il paese. Questo è il risultato di una generazione di giovani senza scrupoli».

Piero Vistocco