Accusato di pedofilia sulla nipote Assolto dai giudici dopo sei anni

Un uomo di Pellezzano è stato scagionato dalla testimonianza della ragazzina oggi tredicenne La bimba all’epoca aveva fatto delle confidenze alla nonna dalle quali era scaturita la denuncia

PELLEZZANO. Assolto per non aver commesso il fatto. E il fatto di cui era accusato è uno di quelli gravi e infamanti: pedofilia. Ieri, dopo sei anni, un uomo di Pellezzano, G. L., si è visto scagionare dall’accusa di aver compiuto abusi sulla figlia della sorella. All’assoluzione sono arrivati i giudici della seconda sezione penale di Salerno, presidente Vincenzo Siani, dopo che l’accusa, rappresentata dal pm Cristina Giusti, aveva chiesto al termine della requisitoria una condanna a otto anni di reclusione.

L’incubo per l’uomo comincia sei anni fa, quando una bimba, oggi tredicenne, fa delle confidenze alla nonna. Dai suoi racconti si ipotizza un caso di pedofilia. Si sospetta che lo zio, approfittando del legame familiare e della vicinanza alla bimba, abbia compiuto pratiche sessuali in sua presenza. Dalla confidenza alla nonna alla denuncia all’autorità giudiziaria il passo è breve. Scatta l’inchiesta e si avvia l’istruttoria. Ci sono indagini, interrogatori e la raccolta delle prove. E tutti gli elementi provano l’azione immorale dell’uomo. L’accusa ottiene anche il rinvio a giudizio dello zio troppo presto definito orco. G. L., difeso dall'avvocato Gaetano Pastore, deve superare la vergogna di un’accusa infamante e l’allontanamento dai propri cari. Per anni ha dovuto convivere con un grosso fardello, quello di essere additato come pedofilo. Tutto era contro di lui, a cominciare dai racconti della nipotina: quella cuginetta che spesso si fermava a giocare con i suoi figli.

Lo scorso dicembre, durante una delle udienze, c’è il colpo di scena. Sul banco dei testimoni, davanti alla corte, si siede la presunta vittima, oggi tredicenne. La sua testimonianza scagiona lo zio. «Non mi ha mai fatto nulla di male – dirà ai giudici – è vero che ho raccontato delle cose a mia nonna, ma scherzavo, non pensavo che succedesse tutto questo».

Le parti civili, intanto, esamineranno con calma le motivazioni della sentenza e valuteranno l’opportunità di ricorrere in Appello. Da quando la nonna aveva raccontato agli inquirenti le confidenze della sua nipotina, la vittima non era mai stata davanti a un giudice. Non si fece un incidente probatorio perché si preferì, a suo tempo, evitarlo visto che la bimba viveva una situazione familiare difficile per i litigi tra i genitori e che era per questo in una condizione di fragilità. Da allora G. L. è stato costretto a stare lontano dalla ragazzina e dal figlio, come stabilito dal tribunale per i minorenni.

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