Accoltellamento, due anni di carcere 

Condannato Marco Di Palma, ferì al petto un suo ex amico. È stato scarcerato

Due anni di reclusione a Marco Di Palma, 37 anni, ebolitano, già noto alle forze dell’ordine, che ferì con un corpo tagliente al petto A. V., suo concittadino, con il quale aveva vecchie ruggini mai assopite. L’ha deciso ieri il gup Maria Zambrano del tribunale di Salerno che ha derubricato l’iniziale accusa di tentato omicidio in lesioni personali gravi. Il pm Antonio Cantarella, nella requisitoria, aveva chiesto otto mesi di più. Di Palma, difeso dall’avvocato Nicola Naponiello, ha scelto il giudizio abbreviato.
Il ferimento avvenne nel centro storico di Eboli lo scorso mese di ottobre. Quella notte Di Palma incontrò la vittima per strada, non lontano dalla sua abitazione. Era da poco trascorsa l’1,30 quando avvenne la zuffa risolta con il ferimento al petto con qualcosa di affilato. I carabinieri sequestrarono poi un coltello non lontano dal luogo della lite. Il ferito raggiunse la caserma dei carabinieri di via Dalla Chiesa. Era sanguinante, ma riuscì a denunciare l’accaduto, facendo il nome del suo aggressore. Solo il mattino seguente, poco dopo le 6, i carabinieri della compagnia di Eboli, diretta dal capitano Luca Geminale, rintracciarono Di Palma che fu arrestato e trasferito a Fuorni.
I militari ricostruirono le fasi dell’aggressione. Sembra che i due ebolitani si fossero beccati già in passato altre volte. Tra loro c’era un’acredine mai superata che si ripresentava ogni volta che s’incrociavano. Spesso i due si punzecchiavano mentre altre volte si lanciavano sguardi di sfida. Quella notte Di Palma e il ferito andarono oltre. Ci fu una lite che – secondo anche il testimone presente – Di Palma risolse con il colpo inferto dal corpo tagliente. La ferita era alla zona toracica. La vittima fu portata al pronto soccorso dell’ospedale di Eboli dai soccorritori del 118, avvertiti dai carabinieri. Per quel taglio i medici stilarono una prognosi di venti giorni. I carabinieri, quella stessa notte, sequestrarono la t-shirt indossata dal ferito. La maglia presentava il taglio inferto dalla lama e diverse tracce di sangue.
A distanza di dieci mesi si è risolto già il processo di primo grado, grazie alla richiesta di rito abbreviato. La difesa del trentasettenne ebolitano ha dimostrato che il ferito non fu mai in pericolo di vita. Per il tribunale, infatti, non si trattò di un caso di tentato omicidio, ma di lesioni personali gravi. Ciò ha determinato una pena meno afflittiva che ha consentito anche a Di Palma di essere scarcerato.
Massimiliano Lanzotto
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