Abusi sulle soldatesse Le minacce del caporale

Il militare nocerino aveva saputo delle lamentele e prometteva ritorsioni Tra le reclute c’è chi lo difende: «Scherzava pesante, ma ridevamo tutte»

Sapeva di essere finito nel mirino G.M., il caporal maggiore nocerino sotto inchiesta ad Ascoli Piceno per abusi e molestie sessuali sulle soldatesse. Per questo, quando le voci di segnalazioni ai superiori erano iniziate a circolare, avrebbe iniziato ad aggiungere alle vessazioni anche le minacce. «C’è qualche stronza tra di voi che ha fatto la spia – è una delle frasi riferitete dalle ragazze – che è andata dal capitano insoddisfatta dei voti dicendo che sono stato ingiusto. Quando saprò i nomi, perché li saprò, gliela farò pagare. Altro che carriera, la perseguiterò fino al reparto». E un’altra racconta: «Mi aveva visto uscire dall’ufficio del comandante, dove ero appena stata per esporre i fatti in argomento, così mi ha fermato e mi ha detto “se sei andata a sputtanarmi dal capitano ti giuro che ci vediamo davanti agli avvocati, Tanto io ho i santi in Paradiso, vinco io”». Un avvertimento riferito anche da altre colleghe, in aggiunta alle offese, al pesante frasario scurrile, ai frequenti riferimenti sessuali e ai calci e pugni ad alcune di loro. Tutti comportamenti per i quali, oltre al processo civile che inizierà il 25 febbraio col rito abbreviato, è incorso un procedimento della Procura militare giunto alla conclusione indagine. Nei fascicoli figurano anche proposte sessuali vere e proprie, formulate approfittando del ruolo di comandante di plotone svolto in sostituzione di un collega ammalato. Una recluta dice di una confidenza ricevuta da un’amica («le aveva detto “se vuoi provare un c... diverso vieni con me”»). Un’altra parla di un episodio del maggio 2010: «A una volontaria disse “cosa mi dai per sapere la tua destinazione? Devi offrire te stessa a me e poi agli altri istruttori. Devi anche avvisarmi. Mi devi dire se sei vergine o meno, perché se sei vergine devo prendere delle precauzioni, altrimenti devo prenderne altre, ad esempio frustini».

Per il colonnello che nel giugno del 2010 firmò la relazione alla Procura militare, G.M. «si era reso responsabile di molestie sessuali, di frasi e atti osceni e volgari nei confronti delle volontarie, di violenze fisiche, di minacce e di comportamenti offensivi della dignità della persona». Eppure tra le allieve c’è anche chi lo difende, affermando che quel caporale aveva sì un linguaggio pesante e qualche atteggiamento spinto, ma che sarebbero stati scherzi e tutte ridevano. Così alcune soldatesse hanno ricostruito agli inquirenti anche l’episodio del lupo di peluche, quello in cui il militare dell’Agro ha spinto la testa di una di loro sulla mascotte del plotone facendole simulare un rapporto orale e accompagnandolo con i gemiti: «Lo ha fatto ridendo e tutte noi abbiamo riso, compresa quella che ha subito lo scherzo» ha dichiarato ai poliziotti che le chiedevano informazioni. E ancora: «Magari trovava dei doppi sensi, ma non era l’unico a farlo. Eravamo tutte ragazze e gli istruttori tutti maschi, ad eccezione di una donna, io ricordo che sui doppi sensi ridevamo tutte». Un’altra assicura: «Non ha mai usato nei miei confronti atteggiamenti ambigui, ogni tanto aveva un linguaggio non molto fine, ma non mi sono mai sentita offesa dai suoi atteggiamenti e non ho mai sentito frasi e apprezzamenti di natura sessuale». Su queste dichiarazioni puntano i difensori, gli avvocati salernitani Giovanni Falci e Sergio Perongini, che a giudici ed opinione pubblica chiedono di non lasciarsi sfuggire il contesto in cui gli episodi sarebbero avvenuti. «Parliamo di una caserma – sottolinea Falci – Certi comportamenti sono esecrabili, non c’è dubbio, ma si sa che negli ambienti militari capita anche di peggio, come se le mura di cinta creassero una sorta di mondo a sé. Piuttosto che con la norma penale bisognerebbe intervenire con la prevenzione, anche con ispezioni ministeriali per capire cosa accade». Intanto il caporale nocerino è stato trasferito da Ascoli a un altra struttura del centro Italia. Già dopo le prime segnalazioni fu allontanato dalla compagnia addestrativa e trasferito in quella “Comando e servizi”, per assolvere compiti logistici. Fu pure avviata la revoca della concessione dell’alloggio di servizio collettivo, «per eccezionali motivi di carattere disciplinare». E per decidere sul futuro della carriera si aspettano le decisioni dei giudici.

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