Abusi su un bimbo, la nonna rischia 11 anni

Processo per gli stupri di gruppo a Campagna: imputati anche due uomini e una zia paterna

CAMPAGNA. Rischia una condanna a 11 anni la nonna paterna di un bimbo di Campagna, che di anni ne aveva soltanto 5 quando avrebbe subìto stupri di gruppo e pratiche di sesso estremo. È una vicenda terribile quella su cui si pronunceranno a dicembre i giudici della terza sezione penale di Salerno. Una vicenda per la quale il pubblico ministero Giovanni Paternoster ha chiesto la stessa pena per la nonna e per i due uomini protagonisti delle violenze e una quarta condanna, a 9 anni, per una zia paterna che avrebbe partecipato agli abusi. Secondo la ricostruzione accusatoria il bambino sarebbe stato violentato con tamponi vaginali e altri oggetti, obbligato ad assistere a scene di sesso tra gli adulti e costretto a rapporti con altri minori che non si è riusciti a identificare. Poi le pratiche scatologiche, che secondo gli inquirenti avrebbero tra i protagonisti proprio la nonna, accusata di aver defecato e orinato sul nipote. Un campionario dell’orrore che troverebbe riscontro nelle dichiarazioni del piccolo raccolte dai consulenti della Procura dopo che l’inchiesta era già partita nei confronti del padre. L’uomo è stato condannato a 12 anni con una sentenza divenuta definitiva nel 2011, ma da quel processo si è originato uno stralcio dopo che in altre deposizioni raccolte da giudici e assistenti sociali il ragazzino ha spiegato che i “lupi” – come li chiamava – erano più di uno, indicando due amici del genitore e disegnandoli nei loro luoghi di lavoro. Poi si è arrivati al coinvolgimento di nonna e zia e al nuovo processo, in cui la madre del bambino si è costituita parte civile tramite gli avvocati Francesca Vista e Marta Gnazzo. Fu lei a presentare denuncia quando il figlio le confidò di brutti giochi a cui era costretto, ma non immaginava che gli orchi potessero essere in famiglia.

Secondo i difensori, però, la ricostruzione offerta dall’accusa è troppo fantasiosa, fondata su racconti che non erano emersi nella prima indagine e che si sospetta siano stati male interpretati. Lo ha sostenuto pochi giorni fa nella sua arringa l’avvocato Francesco Rizzo e lo hanno ripetuto ieri i colleghi Agostino De Caro, Agostino Allegro e Domenico Russo. L’1 dicembre il pubblico ministero farà la sua replica, poi, nella stessa giornata, sarà emessa la sentenza. (c.d.m.)

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