l'inchiesta

Abusi su paziente, indagato psichiatra di Salerno

Il medico salernitano avrebbe avuto rapporti sessuali approfittando dello stato di sudditanza della donna

SALERNO. Abusi sessuali su una paziente, approfittando del suo stato di sudditanza psicologica. È l’accusa infamante con la quale un noto psichiatra salernitano è stato iscritto dalla Procura nel registro degli indagati. Un’inchiesta venuta alla luce ieri mattina con una perquisizione nello studio del professionista, disposta dal sostituto procuratore Elena Guarino ed eseguita dai carabinieri del comando provinciale. Sulle indagini vige il massimo riserbo. L’indagato è uno dei più stimati psichiatri del capoluogo, a cui ieri i carabinieri hanno notificato con il mandato di perquisizione un avviso di garanzia per il reato di violenza sessuale. Non è chiaro cosa i militari abbiano cercato nello studio medico, dove secondo le indiscrezioni sarebbe stato passato al setaccio tutto il materiale presente: dalla strumentazione medica alle ricette, dai farmaci ai file custoditi nel personal computer. Tutto un contesto utile per cercare elementi di conferma alle testimonianze già raccolte.

Secondo le poche notizie che trapelano l’inchiesta è nata dalla presentazione di una denuncia. La donna, che in un primo tempo sarebbe stata del tutto succube dello psichiatra, avrebbe poi razionalizzato quello che stava accadendo e avrebbe deciso di rivolgersi alla magistratura. Una ricostruzione dei fatti, la sua, su cui gli inquirenti stanno adesso cercando riscontri, con un’attività investigativa culminata ieri mattina con la perquisizione.

Gli abusi sarebbero avvenuti nello studio professionale, a margine delle sedute di psicoterapia. Il contatto tra medico e paziente sarebbero divenuti sempre più intensi, fino a sfociare in vere e proprie manifestazioni di abuso e in rapporti sessuali completi. Secondo l’ipotesi accusatoria – che al momento è ancora tutta da verificare – lo psichiatra (sposato) avrebbe approfittato della sua posizione dominante e dello stato di inferiorità psichica della donna, per soddisfare le proprie pulsioni certo che lei non avrebbe trovato la forza di reagire e tantomeno quella di chiedere aiuto alle forze dell’ordine.

Se sia davvero questa la ricostruzione reale di quanto è accaduto nel suo studio lo si chiarirà nel prosieguo delle indagini. Di certo c’è che non sarebbe la prima volta che nel territorio salernitano si verifica un caso di questo tipo, perché tre anni fa un altro psichiatra, Gaetano Paolino di Roccapiemonte, è stato condannto per episodi analoghi con una sentenza divenuta definitiva in Cassazione. Il pubblico ministero che sostenne l’accusa in giudizio era lo stesso che adesso indaga sul medico di Salerno. I giudici si convinsero che le “terapie freudiane” millantate dall’imputato altro non erano che approcci di tipo sessuale con cui finiva per circuire le pazienti più deboli. Secondo la sua tesi quelle cure servivano a lenire lo stato d’ansia della paziente nocerina che poi lo portò in tribunale, le proponeva come rimedio alle nevrosi e a quel senso di soffocamento che la donna lamentava di avvertire in una sorta di attacchi di panico. La signora aveva poi cambiato terapeuta ed era stato proprio il nuovo medico ad aprirle gli occhi, smentendo del tutto anche la stessa esistenza delle teorie freudiane citate dal collega. Nel corso del processo emersero anche altri casi e alla fine i giudici di primo grado condannarono il professionista a una pena di dodici anni, dimezzata a sei dalla Corte di Cassazione.

L’eco di quella vicenda arrivò nitida anche a Salerno, dove lo psichiatra aveva uno dei suoi studi e dove alcuni mesi prima era stato aggredito. Ora la città si ritrova a fare i conti con un caso simile, su cui le indagini sono ancora nella fase iniziale ma che potrebbe presto sfociare in un nuovo processo. Allungando una nuova ombra di sospetti.

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