Abusi su due bambini Condannato trentenne

Pena di cinque anni e mezzo per un extracomunitario originario del Marocco Gli episodi nella casa di Campolongo dove abitava con la compagna ebolitana

Dovrà scontare una pena di cinque anni e mezzo il 36enne marrocchino accusato di aver molestato nel 2007 un bambino di otto anni e di aver cercato di abusare anche del fratellino di sei. I guidici della Corte d’Appello hanno confermato ieri pomeriggio la sentenza di condanna emessa nel 2012 dalla seconda sezione penale, confermando per M.A. (queste le iniziali dell’imputato) l’entità della pena e l’interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente la curatela e la tutela, da qualunque incarico nelle scuole di ogni ordine e grado o in altre strutture frequentate in prevalenza da minori.

Gli abusi avvennero in un’abitazione della litoranea di Campolongo, dove l’extracomunitario viveva con la compagna ebolitana e la famiglia di lei. Un nucleo familiare allargato, dove sarebbero stati presenti numerosi bambini. Fu nei confronti di uno di otto anni che l’uomo, allora poco meno che trentenne, riuscì a mettere in atto l’abuso, toccandolo nelle parti intime e strusciandosi su di lui. Condotte che secondo i giudici il ragazzino fu costretto a subire con la violenza e le minacce, le stesse attuate pochi giorni dopo nei confronti del fratellino di sei anni. L’extracomunitario lo trascinò con la forza in un bagno, chiuse la porta chiave e cerco di farsi toccare i genitali. Non gli riuscì – si legge nella sentenza di primo grado – solo perché il bambino reagì e inizio a urlare, richiamando l’attenzione degli adulti. Appena raccontò l’episodio scattò la denuncia e una sorta di caccia all’uomo, perché il giovane si era nel frattempo allontanato. Fu poi lui stesso, accompagnato dall’avvocato Gerardo Cembalo, a costituirsi alle forze dell’ordine.

Nel processo si sono costituiti parti civili i genitori dei due piccoli molestati, ai quali il Tribunale ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno. Alla pena di cinque anni e mezzo si è giunti riconoscendo la continuazione dei reati ed equiparando alle circostanze aggravanti le attenuantio generiche. Una valutazione confermata ieri dai giudici della Corte d’Appello.

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