Abusi nei lidi, stagione balneare a rischio

Per 4 stabilimenti sono partite le ordinanze di abbattimento delle opere illegali. Guerra al Tar per bloccare l’esecuzione

È a rischio l’apertura della stagione balneare a Battipaglia. Prima dell’inizio dell’estate, infatti, diversi stabilimenti sulla fascia costiera potrebbero non riaprire i battenti. Con la conseguenza di una vera e propria desertificazione dell’area turistica della città. Dopo i controlli avviati lo scorso anno ed una sorta di tregua concessa dall’ ente agli imprenditori turistici nel corso della scorsa estate, quest’anno la triade porterà fino in fondo l'opera di contrasto all’abusivismo.

Sono già quattro i lidi raggiunti da ordinanze di abbattimento di opere abusive: Miramare, Samoa, Mediterraneo, Sombrero. Ma non rappresentano gli unici casi di presunti abusi edilizi sulla litoranea che, a detta dell’ente, potrebbero portare alla chiusura della maggior parte degli stabilimenti. L’ufficio avvocatura del Comune ha preso in mano i fascicoli che riguardano tutti i lidi e, stando alle prime indiscrezioni, il 90% delle strutture rischia la chiusura. E i provvedimenti sono in uno stato avanzato, per cui la stagione estiva a Battipaglia potrebbe perfino non iniziare.

I gestori di stabilimenti che si sono opposti alle prime ordinanze di demolizione, lo scorso anno, si sono visti rigettare le istanze di condono. Il principale problema riguarda la presenza di strutture in cemento in luogo delle strutture amovibili previste dalla legge, ma soprattutto la mancanza delle necessarie autorizzazioni paesaggistiche della Soprintendenza. È pur vero che, come ripetono da mesi gli imprenditori turistici battipagliesi, all’epoca del rilascio della maggior parte delle concessioni sulla fascia costiera l’iter burocratico era diverso e non si doveva passare da un ufficio all’altro, come oggi è necessario, prima di posare il primo ombrellone sulla spiaggia. D’altra parte, chi oggi è proprietario di stabilimenti o strutture ricettive sulla litoranea battipagliese, nella gran maggioranza dei casi, non ha minimamente pensato ad aggiornare le autorizzazioni o a negarsi la possibilità di posare il cemento a pochi passi dall’arenile.

I legali che rappresentano i vari lidi battipagliesi hanno impugnato le ordinanze di demolizione davanti alla giustizia amministrativa ed attualmente pendono al Tar o al Consiglio di Stato. Tutti portano avanti la tesi per cui si dovrebbe ritenere sanato l’abuso edilizio riscontrato per il ritardo con cui l’amministrazione avrebbe provveduto all’ingiunzione dell’ordine di demolizione. Il Comune però ha dalla sua la pronuncia del Consiglio di Stato numero 4.892 del 2 ottobre 2014, secondo la quale “la vigilanza e repressione degli abusi edilizi e attività strettamente vincolata e non soggetta a termini di decadenza o di prescrizione, che non richiede una comparazione dell'interesse pubblico con gli interessi privati coinvolti e sacrificati, né una specifica motivazione sulla sussistenza di un interesse pubblico concreto e attuale alla demolizione, nonostante il decorso più o meno lungo di un lasso di tempo dalla realizzazione degli stessi, non godendo l’amministrazione competente di alcuna discrezionalità nel procedere, senza ulteriore indugio o ritardo, alla concreta e attuale rimozione dell’opera abusiva”.

Dovendo prevalere l’interesse pubblico rispetto a quello privato del mantenimento dell'opera abusiva, non c’è ritardo che tenga in piedi eventuali abusi. Alcuni gestori di stabilimenti avrebbero chiesto una ulteriore conferenza di servizi con la commissione straordinaria. Ma tale incontro, al momento, sarebbe stato negato.

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