Abusi, il 47enne di Altavilla resta in carcere

ALTAVILLA SILENTINA. Dovrà restare in carcere A.P., l’artigiano di Altavilla Silentina arrestato nei giorni scorsi perché accusato di aver costretto la figlia a subire rapporti sessuali. Ieri i...

ALTAVILLA SILENTINA. Dovrà restare in carcere A.P., l’artigiano di Altavilla Silentina arrestato nei giorni scorsi perché accusato di aver costretto la figlia a subire rapporti sessuali.

Ieri i giudici del tribunale del Riesame di Salerno (presidente Massimo Palumbo, a latere Giuliano Rulli e Pietro Indinnimeo) hanno respinto l’istanza di scarcerazione o attenuazione della misura cautelare avanzata dal legale del 47enne. Per i giudici, gli indizi a carico dell’uomo sono gravi e quindi, in attesa degli sviluppi giudiziari, si rende necessaria la prosecuzione della custodia cautelare in carcere.

L’uomo era stato arrestato il 7 luglio scorso dai carabinieri della compagnia di Eboli, diretta dal capitano Alessandro Cisternino, su ordine del gip del tribunale di Salerno Emiliana Ascoli che aveva accolto la richiesta avanzata dal pm Elena Guarino. A carico dell’artigiano vi sono le accuse di maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale per i rapporti incestuosi avuti con una delle due figlie, che era minorenne ai tempi dei primi presunti rapporti incestuosi.

A far scattare le indagini è stata proprio la denuncia sporta dalla ragazza che, alcuni mesi fa, si è presentata alla stazione dei carabinieri di Altavilla accompagnata da un giovane, indicato come il suo fidanzato. Al maresciallo che comanda la caserma, la giovane ha riferito dei comportamenti del padre e dei primi approcci sessuali pretesi dall’uomo quando era appena quattordicenne fino agli ultimi incontri che avvenivano in casa. Le contestazioni mosse all’artigiano partono dal 2005, sette anni fa. Per mesi i carabinieri del nucleo operativo della compagnia di Eboli, diretto dal tenente Francesco Manna, hanno raccolto indizi sulla personalità dell’artigiano che – a giudicare da quanto emerso nelle indagini – avrebbe “due facce”: violento tra le mura domestiche e di indubbia moralità in pubblico. I carabinieri hanno interpellato anche i servizi sociali e sentito persone del luogo vicine alla famiglia, per raccogliere ulteriori testimonianze.

Ieri, nel frattempo, è arrivata la decisione dei giudici del Riesame che confermano le accuse mosse all’uomo.