Abusi, giù la casa della “pasionaria”

Pina è stata la leader dei cavesi “fuorilegge per necessità” «Non ho 50mila euro per abbatterla, andrò via solo morta»

CAVA DE’ TIRRENI. Sacrifici e difficoltà per avere una casa nella speranza di un condono che non arriva e ritrovarsi, a distanza di oltre 15 anni, a pochi giorni dal perderla definitivamente. Si consuma così il dramma dell’abusivismo edilizio in città; il dramma di coloro – definiti “abusivi di necessità” – sui quali incombe oggi lo spettro di abbattimenti imminenti, la paura di ritrovarsi senza un tetto e l’incertezza di un futuro in precario equilibrio tra condoni-miraggio, sanatorie mai arrivate e soluzioni irraggiungibili.

Lavoro, sudore e umiltà per costruire uno stabile di 120 metri quadri su un solo livello, che entro 40 giorni dovrà essere abbattuto. Questa la storia dietro l’abitazione di via Contrapone, in località Pioppi, il cui abbattimento – previsto inizialmente per lo scorso 14 marzo – è imminente. «Servono oltre 50mila euro: è quanto mi hanno chiesto dalla procura – racconta Pina Fariello, residente della casa interessata dal provvedimento e che in realtà è stata acquisita al patrimonio comunale dal 2003 – Una spesa insostenibile e per questo, oltre che per recuperare tempo, ho chiesto l’autoabbattimento. Eppure è una cosa a cui non riesco a pensare. In questa casa ci sono i miei ricordi e le mie lacrime, è qui che ho vissuto momenti tristi e momenti felici, dalla mia separazione al matrimonio di due dei miei tre figli. È una casa costruita per necessità perché non ho altre abitazioni e se la procura oggi mi caccia fuori io non so dove andare. Vuol dire che si dovrà provvedere prima a darmi un tetto, altrimenti da qui andrò via solo morta».

Pina Fariello non combatte solo per salvare la propria casa: la sua voce è diventata la voce del popolo degli abusivi cavesi. La sua crociata contro sgomberi ed abbattimenti, la Fariello la porta avanti ormai da tempo, da quando si è incatenata e ha dormito per un mese in una tenda all’ombra di Palazzo Montecitorio. La scorsa primavera, poi, aveva provato a candidarsi al consiglio comunale insieme ad altre persone che vivono nella sua stessa condizione per provare a trovare una soluzione.

«C’è chi erige seconde case e le affitta – conclude Pina Fariello – Questi sono i casi di cui la Procura dovrebbe occuparsi piuttosto che infierire sulla povera gente che si ritrova all'improvviso a dover vivere sotto i portici». Il dramma insomma si consuma quotidianamente e le notti insonni si allungano in attesa delle ruspe.

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