Abbatte baracche, Comune citato

Ora chiedono i danni i possessori dei manufatti che deturpavano i templi di Paestum

CAPACCIO. Da anni deturpavano l’area archeologica di Paestum. Il Comune le abbatte, e i proprietari presentano ricorso in tribunale. Oggetto della discordia, le baracche realizzate all’ingresso dell’antica città di Poseidonia utilizzate, nel corso degli anni, come attività commerciali. I ricorrenti sostengono che “l’amministrazione comunale si è impadronita dell’immobile e dell’area sedime e di quella antistante, prendendone il possesso contro la loro volontà”. Di contro il Comune si è costituito in giudizio dando mandato per la difesa al legale Andrea Baratta.

La vicenda ha inizio qualche tempo fa, quando l’amministrazione guidata dal sindaco Italo Voza ha deciso di riqualificare e bonificare l’area all’ingresso della zona archeologica con la rimozione della barracopoli e la ristrutturazione della fontana lavatoio in pietra più volte finita nel mirino dei vandali. All’ingresso nord dei templi il degrado in cui versava l’antica fontana di Porta Aurea, ai confini dei terreni dove erano stati edificati i manufatti abusivi in lamiera, era evidente anche per il passante più distratto. Da qui la decisione di procedere con gli abbattimenti, seguiti a un accordo stipulato tra il Comune e i proprietari dei suoli che ospitavano i manufatti. Il Comune ha quindi provveduto alla rimozione delle baracche, che non erano state costruite dai proprietari dei fondi ma da terzi, dopo averne disposto lo sgombero. L’amministrazione ha siglato in proposito un accordo con i proprietari, che si sono impegnati a cedere a titolo gratuito al patrimonio comunale i terreni, oggetto delle attività di riqualificazione. L’ente invece ha provveduto a proprie spese alla rimozione delle baracche, che creavano anche problemi igienico sanitari oltre a diventare spesso rifugio di persone senza fissa dimora, con l’intento di ridare dignità all’ingresso nord di Porta Aurea, nell’area archeologica.

Ora, quelli che ne avevano il possesso, rivendicano i manufatti e chiedono un risarcimento danni al Comune, sostenendo che la demolizione è illegittima. Le strutture in questione sono quelle che insistevano lungo la strada principale di accesso ai templi, in passato utilizzate come attività commerciali. Alla base della costituzione in giudizio del Comune c’è l’interesse pubblico del provvedimento, finalizzato alla riqualificazione e alla tutela dell’area archeologica, che è anche un sito tra quelli presenti nell’elenco del patrimonio Unesco.

Angela Sabetta

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