Un allenamento della squadra "Stammece accort"

INTEGRAZIONE

A Santa Teresa una squadra afrosalernitana

Si chiama “Stammece accort”: è la formazione allestita dall’associazione “Atletico porticciolo”

SALERNO Fervono i preparativi, a poco più di un mese dal fischio d’inizio, per l’edizione 2017 del Santa Teresa Beach Soccer. Radici e tradizioni, cultura e identità: saranno ancora queste le parole d’ordine dello storico torneo salernitano di beach soccer amatoriale, che da oltre quarant’anni si svolge sull’arenile di Santa Teresa. Un torneo che ha saputo crescere e rinnovarsi, nella sua genuinità, grazie al lavoro di Peppe Liguori, Enzo Liguori, Sasà Donadio, Ferdinando Pappalardo e Chicco De Santis, dal 2009 al timone della manifestazione. Sul web, sta spopolando il documentario (oltre diecimila visualizzazioni in una settimana) che racconta i momenti salienti della scorsa edizione. Le iscrizioni si sono chiuse pochi giorni fa: saranno 20 le compagini, divise in 4 gironi da 5, che, tra il 25 giugno e il 30 luglio, si sfideranno a piedi nudi “a sponn’ ‘e mare”.


Tra le novità di quest’anno, c’è la squadra mista di “Stammece Accort”, composta da calciatori salernitani e da ragazzi provenienti dall’altra sponda del Mediterraneo (Guinea, Senegal, Costa D’Avorio), ospiti dei progetti di accoglienza attivi sul nostro territorio. Una causa, quella dell’integrazione, sposata con entusiasmo dagli organizzatori del torneo. «Il connubio tra calcio e solidarietà ci ha immediatamente conquistato – sorride Peppe Liguori, dell’organizzazione – Ci piace l’idea di poter offrire un momento di spensieratezza a questi giovani che, poco più che adolescenti, hanno lasciato la propria terra e i propri affetti. Siamo sicuri che il pubblico li accoglierà festosamente».


Un torneo che si sta affermando oltre i confini cittadini. «L’anno scorso ha visto la partecipazione del Napoli Beach Soccer – sottolinea Liguori – Negli anni, contiamo di allargarci ulteriormente». A guidare l’equipe afrosalernitana di Stammece Accort, in completo giallonero, ci sarà Lucio Orlando, presidente dell’Atletico Porticciolo, associazione sportiva affiliata al Centro sportivo italiano con la quale, la scorsa stagione, hanno debuttato ben sei ragazzi africani, tre dei quali “ingaggiati” anche per il mese di giugno. «Il torneo di Santa Teresa, figlio del popolo e in quanto tale ribollente di viscerale passione, rappresenta la migliore cornice per realizzare un’integrazione dal basso attraverso lo sport – osserva Orlando – Nella squadra vige la regola che, in partita e negli allenamenti, si comunica esclusivamente in italiano».Un modo efficace per praticare la lingua e abbattere le barriere culturali. «Il calcio, ancora una volta, si rivela una formidabile palestra di vita. Non abbiamo mai assistito, durante lo scorso campionato amatoriale, ad episodi di razzismo nei loro confronti». Non manca l’analisi prettamente tecnica. «Dal punto di vista sportivo, sarà durissima: il livello tecnico generale è elevato, e tra i nostri ragazzi c’è chi, oltre ad essere inesperto, non ha mai giocato sulla sabbia. Proveremo a sopperire con la fisicitàe». Entusiasta il presidente di Stammece Accort, Francesco Carbone. «Per una realtà come la nostra, particolarmente sensibile alle tematiche sociali, è un piacere, oltre che un onore, poter contribuire all’inserimento di questi giovanissimi nel tessuto sociale salernitano. Vorrei – aggiunge - che questo fosse soltanto il primo passo: sarebbe bellissimo, nelle prossime edizioni, vedere un calciatore migrante in ogni squadra». Dal canto loro, i giovani africani sono già pronti. «Giocheremo per dare un calcio al razzismo – spiega Mohamed Dorè, diciannovenne venuto dalla Guinea, da più di un anno a Salerno – Siamo carichi, vogliamo arrivare fino in fondo». La faccia tosta, anzi sporca, come direbbe Eduardo Galeano, a loro sicuramente non manca, complice la giovane età. In attesa di testarne il valore sul campo, non resta che sostenerli in questa “avventura proibita verso la libertà”.

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