«A Salerno studiamo l’inizio dell’Universo»

Il docente di Fisica della nostra Università è tra gli scenziati che stanno lavorando al progetto “Alice” al Cern di Ginevra

SALERNO. Nel caldo pomeriggio del 4 luglio 2012, Fabiola Gianotti, capo del progetto ATLAS al CERN di Ginevra, annunciava al mondo che il teorizzato “bosone di Higgs” esisteva veramente ed era stato fotografato. Quindici mesi dopo, l'8 ottobre scorso, l’Accademia Reale Svedese delle Scienze assegnava, per quella scoperta, il premio Nobel per la Fisica a Peter Higgs e François Englert.

Si era partiti da una teorizzazione nel lontano 1964 e si è giunti alla scoperta strabiliante dopo oltre un cinquantennio: il “Bosone H”, chiamato anche “Particella di Dio” è infatti nelle immediate vicinanze di quell’atto esplosivo dell’Universo individuato dagli scienziati come Big Bang. Un’origine anche questa teorizzata e sulla quale, sempre al CERN di Ginevra, si sta studiando con il progetto Alice. Posto al confine tra la Svizzera e la Francia alla periferia ovest di Ginevra, Il CERN (Consiglio Europeo per la Ricerca Nucleare), sorto dieci anni dopo la prima bomba atomica, è oggi un "laboratorio di pace" per le migliaia di scienziati che collaborano tra loro da ogni parte del mondo, anche da Paesi in guerra tra loro.

Al progetto Alice partecipano oltre un migliaio di fisici, ingegneri, tecnici provenienti da 86 Istituti di 30 Paesi. Tra questi è il professore Salvatore De Pasquale, Ordinario di Fisica sperimentale presso l'Università di Salerno e responsabile del gruppo salernitano, una decina di studiosi, che fa capo al progetto dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN).

Dice De Pasquale: «È un gruppo che lavora ogni giorno, anche a distanza, di concerto con le centinaia di fisici che operano in questo progetto e per il quale compiamo analisi di fisica, che sono contributi importanti all'attività del CERN. In pratica è stata dimostrata l'esistenza del Bosone di Higgs, ma ora bisogna conoscerne i connotati. Qui a Salerno ci occupiamo di capire bene i primi istanti di vita dell’Universo e stiamo parlando di qualcosa come qualche milionesimo di secondo dopo il Big Bang. Le prove di questo evento, che ha dato inizio all’Universo, sono molteplici. Tra queste, una che forse il grande pubblico non conosce: la radiazione cosmica di fondo. Gli ultimi dati inviati dai satelliti nello spazio ci dicono che è stato una sorta di grande vagito e la cenere di questa grande esplosione possiamo adesso misurare e capire bene. Se il Big Bang c’è stato, si è creato uno stato della materia molto particolare caratterizzato da altissime temperature inimmaginabili per noi, milioni di volte superiore a quella del sole, e pressioni ancora più grandi di quella esistente nelle stelle a neutroni. Al CERN cerchiamo di riprodurre queste condizioni della materia e le studiamo, anche da Salerno. E di questo siamo molto orgogliosi».

Fabiola Gianotti ha detto che la scoperta del Bosone ha un padre, ma numerosi figli sparsi in tutto il mondo, per cui è difficile attribuirla a uno solo. Concorda?

«Assolutamente sì. In questo campo della scienza i processi sono complessi, con indagini tecniche e sperimentali che si estendono nel corso di decenni per cui si determina il contributo di moltissime persone. Certamente nel caso di un Nobel c’è sempre un briciolo di genialità che viene premiata e nel caso del "Bosone" c'è stata la genialità da parte di Higgs ed Englert di immaginare la sua esistenza in un’epoca in cui nessuno pensava che potesse esistere».

Un lavoro di immaginazione, di teorie che avevano difficoltà ad essere dimostrate per mancanza di adeguate tecnologie, per cui si è dovuto aspettare 50 anni per realizzare una macchina che costa miliardi di euro, con contributi di decine di Paesi e di migliaia di fisici, ingegneri e tecnici per dimostrare che una semplice ipotesi si rivelasse alla fine un pezzo reale dell'Universo. Uno sforzo enorme, ma ne è valsa la pena?

«È nella nostra natura avere voglia di capire, di comprendere il mondo che ci circonda, perché significa dare una ragione alla nostra esistenza. Solo quando si sono capite le cose nei loro fondamenti si può pensare a qualche applicazione. Cent'anni fa studi fondamentali sulla meccanica quantistica o sulla relatività sembravano puri trastulli da fisici; oggi quei lavori ci permettono di avere un gps che funziona, attrezzature medicali e tante altre apparecchiature fondamentali per la nostra vita».

I Maya pensavano che l'Universo fosse mosso da un grande respiro. Però il respiro non si vede, ma si sente: il Bosone cos’è?

«Noi fisici parliamo solo di cose che misuriamo. E allora, se vogliamo, questo respiro siamo riusciti a misurarlo e sappiamo che invade tutto l'Universo ed è un "campo" col quale dobbiamo avere a che fare. È stato compiuto un grande passo per l'umanità».

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