il rappresentante del Comune Nino CRiscuolo

«A Salerno siamo stati bravi a far coesistere varie attività»

«Posso dire di conoscere bene la poppa e la prua della nave». Nino Criscuolo, rappresentante del Comune di Salerno nel Consiglio di gestione dell’Autorità portuale del Mar Tirreno Centrale, al porto...

«Posso dire di conoscere bene la poppa e la prua della nave». Nino Criscuolo, rappresentante del Comune di Salerno nel Consiglio di gestione dell’Autorità portuale del Mar Tirreno Centrale, al porto ha trascorso una vita. Prima come dipendente della cooperativa Flavio Goia, poi come sindacalista. E per 10 anni è stato anche componente del Comitato di gestione, oltre che consigliere comunale. E, perciò, conosce a menadito tutte le sfaccettature dello scalo salernitano. Anche quelle più segrete e recondite.

L’accorpamento con Napoli fa paura, soprattutto agli imprenditori, che temono di dover sottostare alle logiche di potere napoletane.

«È naturale che, in ogni campo, tutti i cambiamenti incutano preoccupazione. Ricordo ancora quando venne istituita l’Autorità portuale a Salerno, anche quell’innovazione fu accolta con altrettanta inquietudine. Tuttavia la collaborazione tra tutti gli operatori e gli enti, a partire dal Comune, ha spazzato via tutte le ansie. E ha fatto sì che, nel corso degli anni, il porto di Salerno diventasse il gioiello che è adesso».

Si parla sempre più spesso di specializzazione. A Salerno quest’aspetto è visto con sospetto, perché qui c’è una multifunzionalità. Qual è il suo pensiero in proposito?

A Salerno siamo riusciti a far coesistere nel porto tutte le tipologie di merci. Siamo stati tra i primi, ad esempio, a capire e a cogliere al volo l’opportunità delle autostrade del mare, attraendo investitori. In questo modo è stato possibile, grazie alla collaborazione di tutti, far convivere il porto commerciale col porto peschereccio e con quello turistico. Pertanto sono convinto che questo debba essere il punto di partenza, il principio imprescindibile attorno al quale bisogna discutere nel nuovo organo gestionale. È anche vero, comunque, che tutti i traffici vengono determinati dagli armatori e non dal Comitato di gestione».

Una delle perplessità degli operatori portuali salernitani riguarda la discrepanza della durata delle concessioni demaniali: a Salerno quadriennali e a Napoli pluriennali.

«Non mi scandalizzo per la durata delle concessioni, a patto che le imprese siano attive e che corrispondano i canoni. Naturalmente una concessione più lunga è pure sinonimo di garanzia per l’imprenditore, che può prevedere investimenti. L’Autorità portuale, proprio in questo campo, dovrà essere l’organo di controllo e vigilare affinché vengano rispettate le regole».

Si è già incontrato con gli operatori salernitani?

«Mi vedo ogni giorno e conoscono benissimo il mio pensiero, avendo lavorato, fianco a fianco, per tanti anni. La mia formazione sindacale e la scuola politica mi hanno insegnato a rispettare non solo il ruolo ma anche la controparte. Qualcuno mi ha manifestato i propri dubbi, chiedendomi anche di spingere affinché vengano completati i lavori in corso. Interventi fondamentali e indispensabili non solo per il futuro del porto e delle imprese, ma pure per i circa 1200 lavoratori che operano nella struttura. Per il dragaggio, che è una delle operazioni più importanti, si è in attesa del parere del ministero dell’Ambiente. E chiaro, comunque, che anche per l’Autorità portuale del Mar Tirreno centrale questa dovrà essere una priorità».

L’ulteriore sviluppo del porto di Salerno si coniuga necessariamente con l’espansione verso l'interno.

«Anche in questo caso non posso che essere d’accordo. Anzi dirò di più: ritengo che le aree retroportuali rappresentino l’unico strada percorribile per le attività portuali, a partire dai tir e dalle bisarche. E, proprio per questo motivo, credo che debbano essere individuati spazi quanto più vicini al porto». (g.d.s.)

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