Il caso

A Salerno le famiglie Arcobaleno pronte a sfilare

"Le polemiche del mondo cattolico non ci interessano"

SALERNO. Rivendicano il loro diritto ad essere riconosciuti come famiglia e ad offrire ai loro figli una vita serena. Sono i genitori omosessuali che il prossimo 3 maggio celebreranno a Salerno la loro festa nazionale. In vista dell'importante appuntamento, ieri pomeriggio si è tenuta una riunione organizzativa presso la sede di Spazio Donna che è stata anche l'occasione per chiarire il senso di questa manifestazione. «Venire a Salerno è stata una scommessa», ha detto Giuseppina La Delfa, presidente dell'associazione Famiglie Arcobaleno,docente presso l'Università di Salerno e madre di due figli. «Abbiamo temuto - ha spiegato - di trovare un muro ed invece siamo rimasti sorpresi dell'impatto positivo avuto sulla cittadinanza. La gente è spesso più avanti della politica». Ma perché una manifestazione del genere? «Vogliamo far conoscere questa realtà - ha chiarito - Sui media si parla spesso troppo e male di questo argomento, mentre bisogna far capire che alcune paure non hanno motivo di esistere. Vogliamo anche raccontare le nostre difficoltà quotidiane che ti rendono la vita non sempre gradevole». Tuttavia nel mondo cattolico c'è già chi storce il naso per questo evento.

«Invitiamo chi fa polemica a venire il 3 maggio e a parlare con i nostri figli. Una famiglia è tale se c'è amore, responsabilità e attenzione. Per fortuna si tratta solo di una minoranza di cattolici integralisti con i quali non vogliamo lo scontro». Ma le buone intenzioni rischiano di venire meno, quando ci si trova difronte a chi ha ritenuto poco opportuno il patrocinio del Comune di Salerno alla manifestazione. «Il Comune - dice La Delfa - fa il suo dovere perché deve avere a cuore il benessere di tutti i suoi cittadini. Non è che siamo buoni solo quando paghiamo le tasse». Anche Rossella Chianese è una mamma omosessuale. Il suo bimbo ha tre anni e mezzo e quello che più la preoccupa è il suo futuro. «Per lo Stato esiste solo il genitore biologico - ha spiegato - Se disgraziatamente dovesse succedergli qualcosa, il bimbo verrà affidato ad un giudice che deciderà il suo destino. Io che non sono la madre biologica di mio figlio sono come un fantasma, chiunque viene prima di me». Rossella racconta di quando il suo piccolo, di soli tre mesi, venne operato. «Fu solo il buon cuore dell'equipe a concedermi di restare lì in ospedale, altrimenti sarei dovuta andare via. Non mi interessa il matrimonio, ma che almeno tutelino i nostri figli». Rossella non è preoccupata di quanto gli altri possano dire della sua famiglia. «La gente ci ama e ci rispetta quando capisce che sei un buon genitore - ha commentato - La famiglia è lì dove c'è amore. Per cui a chi fa polemica dico di venire il 3 maggio a far divertire i suoi figli con i nostri e capiranno che mio figlio è identico agli altri».

Alla riunione organizzativa di ieri c'erano tante associazioni e, naturalmente, anche l'Arcigay Salerno rappresentata da Ottavia Voza. «Questa sarà una manifestazione importantissima - spiega - soprattutto alla luce del fatto che proprio in questi giorni si sta discutendo alla Camera di una legge sulle unioni civili. Al momento, infatti, l'Italia è isolata in Europa perché qui non vengono riconosciuti diritti fondamentali». E anche per lei non bisognerà dare troppo peso a possibili attacchi. «Le polemiche - ha detto - ce le aspettiamo; purtroppo alcuni settori della chiesa non riescono a trasformare la dignità cristiana nella dignità laica del cittadino. Io ho fatto parte della commissione regionale istituita dal Garante per l'Infanzia nel corso della quale, se non fosse ancora chiaro, si è evidenziato come tutti gli studi dimostrano che non esiste alcun aspetto problematico nello sviluppo del bambino in un contesto omogenitoriale. Il problema di questi bambini non è dentro la famiglia, ma all'esterno quando si scontrano con queste persone».