A Salerno la fucina dell’innovazione

Alla competizione organizzata dagli Atenei della regione premiati due progetti messi a punto da gruppi di Fisciano

Un nuovo metodo per diagnosticare il Parkinson e la realizzazione di vasi completamente biodegradabili: sono i due progetti salernitani che fanno parte dei cinque vincitori della settima edizione del premio Start Cup Campania 2015. La competizione, organizzata dagli Atenei della Campania, vede ogni anno decine di gruppi di ricercatori, dottorandi e docenti universitari impegnati nella realizzazione di idee originali ed innovative, con l’obiettivo di avviare iniziative imprenditoriali ad alto contenuto scientifico e tecnologico.

In questa edizione sono stati 66 i gruppi partecipanti, di cui soltanto 11 sono stati selezionati per la finale, disputata lo scorso 28 ottobre a Napoli, presso l’Università “L’Orientale”. Al primo e terzo posto si sono classificati due gruppi dell’Università di Salerno.

«È una soddisfazione che va ben oltre la vincita di 5.000 euro. La più grande gratificazione è quella di essere riusciti a realizzare un prodotto andando ben oltre la dimensione accademica del nostro operato», sottolinea con orgoglio Stefano Piotto, ricercatore presso il dipartimento di farmacia dell’Unisa. Il dottor Piotto è il capogruppo del progetto primo classificato: lo SmartVase. Si tratta della realizzazione di vasi per le piante composti da un materiale completamente biodegradabile. L’originalità premiata è nell’idea di far degradare i vasi una volta interrati, con un impatto ambientale praticamente pari a zero. «Se devo essere sincero, non ci aspettavamo il primo posto, ma siamo stati consapevoli durante tutto il percorso che avremmo presentato un prodotto attrattivo per tutti gli operatori del settore», spiega ancora Piotto. I vasi possono ad esempio essere usati nei vivai, abbattendo i costi di smaltimento sostenuti per i vasi di plastica o comunque composti da polimeri e materie plastiche. «Forse il potenziale della nostra idea è proprio in questo, visto che in Italia viene realizzato circa il 30 per cento della produzione europea di piante in vaso», chiarisce Roberto Pantani, professore associato di ingegneria all’Unisa e membro del progetto SmartVase.

Non è da meno “PDmiR-Test”, il progetto classificatosi terzo, che si basa sulla messa a punto di nuovi test per individuare e diagnosticare il morbo di Parkinson. «La diagnosi di malattia si basa sulla presenza di specifici sintomi motori, ma spesso nella fase iniziale non è possibile differenziare la malattia di Parkinson dai parkinsonismi atipici, malattie degenerative ad evoluzione più rapida e scarsa risposta alla terapia farmacologica, né prevedere l’evoluzione della malattia stessa», spiega Maria Teresa Pellecchia, professore associato del dipartimento di medicina e chirurgia all’Unisa, membro del gruppo che ha realizzato il progetto. Il “PDmiR-Test” si basa sull'analisi delle quantità di 12-18 differenti molecole di miRNAs usando meno di 2 ml di sangue, permettendo di individuare quelle correlate alla malattia di Parkinson.

Due idee di spiccata avanguardia e lungimiranza, prodotte a Salerno, che rappresentano una preziosa testimonianza territoriale in controtendenza al pericoloso disinvestimento perseguito da anni nel nostro paese a danno della ricerca. È ciò di cui la società e l’imprenditoria necessitano per l’apertura a nuovi mercati e a nuove frontiere di benessere. Oggi “SmartVase” e “PDmiR-Test” vengono presentati nell’Università dove sono stati concepiti, presso l’aula del Senato Accademico, poiché, come tengono a precisare entrambi i gruppi scientifici, questa vittoria non rappresenta un punto di arrivo, bensì un punto di partenza.

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