A processo la famiglia dell’usura 

Giudizio immediato a marzo per vedova e figlio del boss Porpora e altri 5 imputati

SCAFATI. A processo, il 14 marzo prossimo, i sette imputati principali dell’indagine antiusura denominata “Get a money”. La richiesta di giudizio immediato, presentata dal pm, è stata infatti accolta. Gli imputati, tutti o quasi componenti di un’unica famiglia scafatese, finirono in manette al termine delle indagini condotte da un gruppo interforze – composto da uomini della sezione pg della Polizia locale in forza alla Procura, militari della Guardia di finanza della pg e poliziotti dello stesso distaccamento – coordinato dal pm Giuseppe Cacciapuoti. Il dibattimento, al netto di eventuali richieste di riti alternativi, interesserà Elvira De Maio, 59 anni, vedova del boss Antonio Porpora; il figlio Raffaele Porpora, 38 anni; Francesco Rosario Civale, 22 anni; Marianeve Perrotti, 50enne originaria di Torre Annunziata e residente a Scafati, e Antonio Davide, 49 anni, detenuti in carcere; Gerardina Nastro, alias “Maria”, 75 anni, finita agli arresti domiciliari; Antonietta Di Lauro, 61 anni, destinataria dell’obbligo di dimora a Scafati, un’impiegata dell’Asl che avrebbe fatto da intermediaria per i prestiti.
Secondo le contestazioni formulate dalla Procura, il gruppo prestava denaro come fosse se si trattasse di un vero e proprio lavoro, praticando tassi elevatissimi e minacciando, anche ricorrendo alla violenza, chi non teneva fede agli “impegni”. L’indagine, risolta nel giro di sei mesi, partì il 22 giugno 2017, quando swi presentò, alla sezione di polizia giudiziaria della Procura di Nocera Inferiore, una persona finita nel giro dei “cravattari”. La vittima raccontò di anni di usura subita da Elvira De Maio e delle difficoltà di copertura degli interessi, che portarono finanche a minacce di morte da parte di suo figlio, Raffaele Porpora.
Nel corso della deposizione, peraltro, al telefonino del denunciante giunsero delle chiamate intimidatorie proprio da parte di Porpora, che pretendeva il pagamento di somme di denaro con riferimenti precisi per la consegna. Il tutto, ovviamente, fu registrato e finì agli atti della prima informativa della pg. Da lì gli inquirenti predisposero la “trappola” per Porpora, definito pericoloso e violento, che finì in cella subito dopo aver ricevuto il denaro dalla vittima. I prestiti andavano dai mille ai quattromila euro, con tassi di interesse del 20% ogni mese. (a. t. g.)
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