A processo gli uomini del clan Cuomo 

I fratelli Michele e Luigi, insieme ad altri sette imputati, sono accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso

Affronteranno il processo nell’udienza fissata il prossimo 23 novembre, con le accuse di associazione a delinquere di stampo mafioso, gli indagati ritenuti parte del gruppo criminale dei Cuomo che opera sul territorio di Nocera Inferiore. L’inchiesta, costruita a ricalcare la prima parte dell’indagine ribattezzata “Un’altra storia”, culminata nel blitz eseguito nel dicembre del 2016 con l’esecuzione di ordinanze e sequestri, porta avanti l’ipotesi di un gruppo criminale mafioso in via di organizzazione.
Le accuse associative in particolare riguardano Michele Cuomo, Mario Passamano, Antonio De Napoli, Luigi Cuomo, Domenico Rese, Luigi Vicidomini, Leontino Cioffi, Marco Iannone e Mario Tortora, questi ultimi provenienti dal gruppo rivale di Piedimonte e confluiti per le indagini nell’organigramma in questione. In ulteriori capi d’accusa compaiono inoltre anche Giuseppe Petti, accusato delle cessioni di stupefacenti, e il gruppo dei “napoletani”, ritenuti in rapporti con i Cuomo stessi.
Per gli uomini della Dda di Salerno, nonostante le decisioni in senso contrario del Tribunale del Riesame e della Corte di Cassazione, intervenute in fase cautelare, nell’autunno 2016, i Cuomo stavano costituendo un nucleo criminale con tutti i crismi. Per questo la Procura ha riproposto nelle accuse il reato di associazione criminale camorristica riconducibile ai fratelli Michele e Luigi Cuomo. Per la Procura antimafia, che ha incassato le decisioni contrastanti in fase cautelare, il gruppo del centro storico di Nocera Inferiore era un clan in fase di ascesa, con l’escalation partita nell’autunno 2016 a colpi di sparatorie in varie zone della città, fino allo scontro sul territorio con le opposte fazioni.
In particolare, i magistrati ritengono i due fratelli Cuomo promotori dell’associazione armata, con il punto di riferimento in piazza San Matteo, in grado di agire con l’intimidazione del vincolo associativo e dell’omertà legata al gruppo criminale, per commettere svariati delitti di appropriazione indebita e commercializzazione di auto, ma anche trasferimento fraudolento di valori, minacce e violenze su persone, lesioni, estorsioni, e detenzioni di armi.
In particolare, sono singolarmente ricondotti all’azione della cosca nocerina alcuni casi di richieste d’intervento per recuperare delle refurtive, punire alcune aggressioni, pacificare i contrasti, recuperare crediti in controversie economiche, controllare società. Il filone attuale, che è riferito alle più gravi accuse mafiose, completa la prima e più corposa parte dell’indagine, già arrivata alla fase di giudizio per le contestazioni singole e il processo in corso al collegio giudicante del Tribunale di Nocera Inferiore. Lo sdoppiamento giudiziario potrebbe comunque ricomporsi in sede processuale, con la naturale riunificazione dei vari procedimenti sotto un unico ombrello di accuse.
La Dda dovrà portare avanti la difficile dimostrazione dello status criminale di camorra per il gruppo dei Cuomo, ritenuto egemone e più strutturato in città rispetto agli altri due, guidati dai fratelli D’Elia, a loro volta insediati nel quartiere Piedimonte e più concentrato nel settore dello spaccio a partire proprio dal quartiere popolare, e quello di Abate. Rispetto all’inquadramento accusatorio iniziale formulato a dicembre 2016, e con tre associazioni mafiose coinvolte, la Dda ha lasciato in piedi solo il presunto clan comandato dai due Cuomo, ritenendo sufficiente il materiale probatorio da portare alla verifica del dibattimento: tra le informative c’è anche il rapporto del clan nocerino con alcuni esponenti di gruppi criminali che operano nelle zone del Napoletano.
Alfonso T. Guerritore
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