«A Parapoti era evitabile il disastro ambientale»

L’accusa di Anita Sala, consigliere regionale di Centro democratico «Né l’assessore Romano, né Caldoro hanno mosso un dito per impedirlo»

MONTECORVINO PUGLIANO. La fuoriuscita del percolato dalle vasche di contenimento della discarica di Parapoti, che hanno inquinato le acque del torrente “Trauso”, favorita forse dalle piogge dei giorni scorsi, poteva essere prevista e arginata già mesi fa. Ne è convinta Anita Sala, consigliere regionale di Centro Democratico e componente della commissione regionale speciale per la bonifica dei siti inquinati, che il 18 giugno scorso, insieme al consigliere regionale Dario Barbirotti e al presidente della commissione, Antonio Amato, visitò il sito di Montecorvino Pugliano e quello di Persano, denunciandone lo stato di abbandono. «La Regione - ha scritto ieri Sala - è colpevole perché era stata già informata. Ma né l’assessore Giovanni Romano nè il presidente Stefano Caldoro hanno mosso un dito per impedire questo disastro ambientale che attenta alla salute dei cittadini». L’esponente centrista si spinge anche oltre, avanzando il dubbio che «dietro tutta questa mala gestione possa esserci lo spettro della Camorra». L’indagine dei carabinieri che, su segnalazione di un cittadino, ha portato alla denuncia di cinque persone - il commissario liquidatore del Consorzio di Bacino Salerno 2, Giuseppe Corona, del responsabile degli impianti, Roberto Infante e tre dipendenti - e al sequestro del canale di scolo che collegava la discarica al torrente. Soltanto nel luglio scorso, dopo cinque anni dalla chiusura della discarica, è stato approvato il progetto definitivo di messa in sicurezza che prevede la copertura – tecnicamente chiamata “capping” – della stessa, con lo stanziamento di 5,4 milioni di euro. «Soldi – spiega il sindaco di Montecorvino Pugliano, Domenico Di Giorgio – che sono già a disposizione della Regione e devono, quindi, essere messi a disposizione». Anche il primo cittadino picentino sostiene che quello che è successo poteva essere evitato. «Un anno fa - ricorda - denunciammo questa situazione. Infine, venti giorni fa, ho avuto rassicurazioni da Ecoambiente che si stava pensando di installare un impianto modulare per lo smaltimento del percolato». Sull’episodio in sé, invece, il sindaco ha confermato di confidare nell’azione della Magistratura «per appurare, qualora vi fossero, responsabilità personali o collettive». Dal Consorzio di Bacino Salerno 2, invece, nessuna reazione alle misure adottate dai carabinieri. Intanto, ieri, ai 396 dipendenti è stato pagato lo stipendio di dicembre che ancora mancava all’appello. Per il resto, tutto è rimasto fermo. Dopo l’assemblea dei lavoratori di giovedì scorso nulla più è avvenuto, nonostante la richiesta dei lavoratori di un incontro in Prefettura per discutere del loro futuro occupazionale una volta cessata la proroga governativa che ha prolungato fino al 30 giugno prossimo la gestione liquidatoria dei Consorzi di bacino in Campania.

Mattia A. Carpinelli

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