A Palazzo Pinto spunta un pregiato arco catalano

E’ un’opera del XV secolo che non ha eguali in tutto il Mezzogiorno Testimonia l’esistenza di un esempio di architettura palaziale in città

Palazzo Pinto, nel centro storico, si conferma cantiere di preziose opere d’arte. Dai recenti lavori di consolidamento strutturale e recupero, compiuti dalla Provincia, emergono altri tasselli di un mosaico di opere di grande valore architettonico e artistico. Dietro un negozio di abbigliamento di via Mercanti (tra la pasticceria Pantaleone e l’ufficio informazioni dell’Azienda ospedaliera) c’è una corte antica, su cui si affaccia un gigantesco arco catalano. Un’opera del XV secolo che ha rari eguali nel salernitano e in tutto il Sud Italia. Un arco in pietra, finemente lavorato, realizzato dagli artisti spagnoli di Maiorca, giunti sul posto per completare una dimora degna di un principe, come spiega l’architetto Ruggiero Bignardi, progettista e direttore dei lavori: «E’ stato eseguito da sapienti maestranze, secondo un disegno che segue i tipici stilemi dell’architettura rinascimentale meridionale del XV secolo quando, con Alfonso di Trastámara, detto il Magnanimo, che divenne re Alfonso V di Aragona e Alfonso I di Maiorca e di Sicilia, iniziò un fervido periodo culturale». Nel regno aragonese di Napoli si ebbe un Rinascimento diverso da quello del centro e del nord Italia, nel quale si rimescolano, alle presenze stilistiche del gotico internazionale, influenze normanne, moresche e fiorentine. Un intreccio di stili che si ritrova nei tanti ambienti del palazzo, con numerosi e ampi loggiati, nonché altri archi in pietra. Il più maestoso affaccia proprio sulla corte interna ed è contornato «da due capitelli realizzati con raffinate decorazioni floreali tendenti a estremi virtuosismi – prosegue Bignardi – due capitelli che, per l’accurata fattura, richiamano gli interventi delle più ambite maestranze provenienti dal levante iberico, dalle dimore signorili di Castiglia e di Catalogna, come l’architetto e scultore Matteo Forcimanya, l’ architetto Guglielmo Sagrera e lo scultore Pere Johan». Esempi di questa portata li ritroviamo a Carinola e a Siracusa. Meravigliato da tanta magnificenza anche Marcello Ragone, della Prometeus Restauri, che ha curato il recupero dell’arco maggiore e degli altri manufatti lapidei: «E’ uno straordinario esempio di arco ribassato. Così esteso e di carattere monumentale, è per Salerno abbastanza atipico. Interessantissime sono anche le decorazioni che impreziosiscono i due capitelli». L’intervento di restauro ha avuto per oggetto la pulizia «da incrostazioni secolari ed il consolidamento della struttura – prosegue il restauratore specializzato - l’arco è in pietra di piperno vulcanico, quindi con tendenza allo sgretolamento. Per questo motivo la stessa pietra è stata ri-mineralizzata con silicato di etile che la rinforza senza variarne la fisionomia». Al piano superiore si affacciano finestre con cornici e loggiati della stessa pietra, con un piperno che rende il tutto coerente stilisticamente. Occultate da mura e coperte da intonaci, sono state ritrovate anche alcune antiche colonne di spoglio di origine romana; furono probabilmente riutilizzate nel Medioevo, tra il XIII e il XIV secolo. L’arco catalano, come il resto delle opere di contorno, non lascia dubbi circa la presenza di un edificio che assumeva un grande rilievo nella Salerno che si affacciava al Rinascimento: «La corte, l’arco ribassato, i loggiati e le eleganti modanature lapidee – chiosa Bignardi - dimostrano l’esistenza di un magnifico esempio di architettura palaziale nella nostra città».

Paolo Romano

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