LA POLEMICA

A Pagani piazza nel degrado, sindaco contro prete: «Noi siamo presenti»

De Prisco all’attacco del parroco della Basilica di Sant’Alfonso «Meglio assente che camorrista. I sacerdoti tornino in strada»

PAGANI - «Preferisco esser reputato assente per le bravate dei ragazzi piuttosto che essere un sindaco camorrista». Il primo cittadino di Pagani, Lello De Prisco , non lascia spazio a fraintendimenti e risponde duramente alle polemiche degli scorsi giorni aizzate dal parroco della Basilica di Sant’Alfonso, padre Gennaro Sorrentino , rispetto al degrado della piazza principale della città.

Parole al veleno, quelle pronunciate dal palco dell’Auditorium “Sant’Alfonso Maria De Liguori” in occasione della cerimonia per ricordare il tenente Marco Pittoni (altro servizio in pagina, ndr) , sintomo dell’intollerabilità provata dal primo cittadino paganese dopo la lettera alla città inviata da padre Sorrentino, in cui il parroco sottolineava abbandono e degrado dovuti alla mancanza di controlli. In particolare, De Prisco non ha apprezzato le presunte strumentalizzazioni partite in città, con i social inferociti e parte dell’opposizione consiliare che non ha perso tempo per criticare l’operato della maggioranza. «Stamattina (ieri per chi legge, ndr) mi sono dovuto svegliare triste e malinconico ancora più di quanto la giornata susciti ha affermato il sindaco - . Saranno i social che spesso sono strumento di strumentalizzazione, ma a volte si esagera. Perché se leggo di Pagani degradata io mi faccio il problema. Anche se è per qualche pallonata di qualche ragazzino».

A dare sicurezza al primo cittadino, però, ci pensano proprio i bambini, presenti ieri mattina all’interno dell’Auditorium e che hanno chiesto in massa foto e autografi a De Prisco: «È stato un momento di enorme orgoglio, anche se ovviamente non sono un artista o uno sportivo affermato. Loro sono puri e sintomo della percezione, lontani dalle strumentalizzazioni politiche, e li ringrazio per il loro appoggio». De Prisco si difende quindi dalle tante accuse mosse spiegando quotidianamente come si muove il primo cittadino e in generale la maggioranza, specificando come non possa essere dialetticamente possibile parlare di una Pagani abbandonata dal momento in cui il contatto tra macchina comunale e associazioni, scuole, parroci e forze dell’ordine sono continui e produttivi. Infine, le stoccate finali sono tutte dedicate alla comunità parrocchiale di Sant’Alfonso, rea di aver reputato «una pallonata come un atto di vandalismo, non come semplice bravata giovanile da parte di ragazzi che in maniera esuberante si divertivano» e di aver accusato come poco presenti sia le forze dell’ordine che l’amministrazione comunale.

«Noi facciamo il nostro lavoro e lo facciamo veramente, non possiamo stare qua a raccontare di interlocuzioni notturne o di retate all’alba per rispetto e tutela delle indagini. Noi amministriamo e difendiamo la città. I parroci ritornino tra le strade. Ne abbiamo bisogno. Preferisco esser reputato assente per le bravate dei ragazzi piuttosto che essere un sindaco camorrista».

Alfonso Romano