I DATI

A Napoli differenziata ferma al 38 per cento: freno per la Campania

Su una produzione di 450mila tonnellate di rifiuti annui solo un terzo è destinato al riciclo

NAPOLI - Nella guerra fredda tra Regione e Comune di Napoli, la raccolta differenziata è uno dei capitoli bollenti. La bassa percentuale del capoluogo regionale (38%), infatti, incide sulla media regionale (53%). E frena il piano di Palazzo Santa Lucia, che fissa al 65% la quota da raggiungere entro il 2020, per accreditare un sistema autosufficiente da nuovi inceneritori e discariche. Ma contrariamente ad altri fronti – come trasporti o sanità –, sui rifiuti c'è quasi un patto di desistenza. Questo per un motivo semplice: fin quando Napoli non si risolleva, annaspa pure la Regione. Ecco perché quando, lo scorso aprile, in alcune zone di Napoli tornavano i cumuli, il governatore Vincenzo De Luca usava il fioretto, al posto dell'abituale clava. E si limitava a ricordare che «sulla raccolta differenziata Napoli è molto indietro». La Regione stavolta tende una mano, varando il piano straordinario d’incremento della raccolta differenziata. Un programma da 25 milioni di euro, «con risorse principalmente riservate al Comune di Napoli – ribadiva compiaciuta una nota regionale tempo fa – , destinate alle dotazioni impiantistiche ed alla copertura dei costi del personale in fase di avvio degli interventi». Disarmo bilaterale sulla differenziata, insomma. Anzi, per una curiosa eterogenesi dei fini, De Luca e de Magistris si ritrovano sulla stessa barricata: quella del no agli inceneritori. Il sindaco è da sempre un anti bruciatori, un dogma su cui edificò la prima campagna per le comunali, quando si opponeva all'impianto di Napoli est. Il governatore è un convertito, dopo aver bandito 10 anni fa una gara per il termovalorizzatore di Salerno.

(gi.ro.)